Daniele Sestili
Musica e tradizione in Asia Orientale
Gli scenari contemporanei di Cina, Corea e Giappone
2010, € 28
Formato 15x21, 65 foto a colori, pp. 288
In offerta con il 5% di sconto
Nelle odierne società dell'Asia orientale (Cina e Taiwan, le due Coree e Giappone) le musiche tradizionali, emergendo come potenti icone identitarie, interagiscono con altre realtà musicali, come la popular music o la musica "classica" di scuola occidentale, secondo i processi di globalizzazione dagli esiti in gran parte ancora da definire in questa vasta area dove vive quasi un quarto della popolazione mondiale.
La ricostruzione di tradizioni musicali del tutto peculiari, attraverso l'individuazione dei loro elementi costitutivi (repertori, strumenti e stili musicali) nei rispettivi contesti storici, politici e culturali di appartenenza, si accompagna a una densa riflessione teorica e metodologica attorno ai risultati più significativi raggiunti dalla critica, tanto occidentale quanto indigena.
Con un ricco apparato iconografico e, nel CD allegato, un'antologia dei generi più rappresentativi, il volume costituisce una fondamentale introduzione alle musiche dell'Est Asia che si configura come uno dei laboratori più interessanti in merito al più generale rapporto tra tradizione e contemporaneità.
Ascolta il brano Etenraku (© Nihon gagaku kai)
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Questo testo nasce dall’esigenza di poter fornire un panorama - sufficientemente completo, aggiornato e criticamente problematizzato - delle tradizioni musicali dell’Asia orientale attuale. La trattazione copre Cina (incluso Taiwan), Corea (Nord e Sud) e Giappone; occasionali riferimenti a Viêt-Nam e Mongolia sono però presenti, con lo scopo di evidenziare analogie, nonché differenze, che interessano l’area nella sua accezione più ampia.
Va sùbito sgombrato il campo da un possibile fraintendimento: parlare di Asia orientale, o Est Asia[1], come di una regione musicale, non significa presupporne l’omogeneità. Se il concetto di regione è utile come categoria analitica, esso tuttavia non comporta l’idea di un’entità conchiusa in sé stessa e coerente. L’Est Asia, analogamente ad altre aree del mondo, si caratterizza piuttosto per un sua complessità musicale, ovvero per l’estrema variabilità determinata dall’ampiezza del territorio in questione, dalla presenza di etnie maggioritarie/minoritarie, e, non ultimo, dal diverso approccio messo in atto dai governi[2].
Questo libro - che si rivolge a tutti coloro che coltivino un interesse non superficiale per le diverse realtà musicali dei contesti extraoccidentali - ha come suo scopo precipuo guidare il lettore alla conoscenza di stili, repertori, pratiche, strumenti e concezioni delle musiche tradizionali est-asiatiche, tramite la prospettiva etnomusicologica.
Per fare ciò, si procede, propedeuticamente, a una brevissima riflessione sull’etnografia delle culture musicali ‘altre’. Così il Prologo passa in rassegna alcuni concetti centrali per etnomusicologia e altre discipline sociali e umane: ‘musica’, ‘cultura’ e ‘cultura musicale’ sono gli strumenti ridefiniti in una prospettiva transculturale.
L’analisi generale è impostata sulla base della griglia interpretativa proposta da Jeff Titon e Mark Slobin, illustrata qui nel Prologo: i due etnomusicologi statunitensi, ispirandosi chiaramente allo schema di studio tripartito propugnato da Alan Merriam e ampliandolo, concepiscono una quadripartizione della cultura musicale, per indagarne le moltepici e, nondimeno, interconnesse sfaccettature. Tale prospettiva viene inizialmente declinata sull’area complessiva (cap. I), per poi essere applicata - integrata da un’attenzione per i processi storici - ai singoli Paesi che compongono l’Asia orientale (cap. II, III, IV). Pur mirando ad offrire un quadro completo delle realtà est-asiatiche, va detto che le musiche della diaspora sono argomento solo occasionalmente toccato, come pure il fenomeno ‘world music’, la popular music e la musica di scuola occidentale elaborate nella regione. La rilevanza di queste musiche e l’influsso che esse esercitano - hanno esercitato e, probabilmente, eserciteranno – sugli altri generi est-asiatici, in un continuo e affascinante processo di negoziazione culturale è, tuttavia, fuori discussione[3]. Il testo si chiude con un panorama degli ‘sguardi’, cioè degli studi dedicati alle musiche “orientali” – e quindi anche est-asiatiche - dagli occidentali, e dei moderni studi (etno)musicologici in Asia orientale.
L’articolato apparato fotografico che segue mira a documentare il fare musica nel contesto, attraverso la realtà fisica e la gestualità culturalmente definita dei suoi esecutori, cercando, in particolare, di rendere intelligibile al lettore il ricco patrimonio organologico, con le sue implicazioni estetiche e simboliche. Complementare all’apparato fotografico, e come questo coessenziale al testo, è il cd allegato: tramite l’ascolto dei brani, il fruitore può avvicinare più direttamente alcuni generi significativi delle culture musicali indagate.
Le finalità di fondo che muovono il volume sono numerose. Innanzitutto si vuole far crescere nel lettore una capacità di approccio alle tradizioni musicali in questione, basata su strumenti metodologici e concettuali appropriati, che permettano di evitare i trabocchetti delle ideologie etnocentriche di cui è disseminato, in primis, il linguaggio comune e dei media. Senza cadere in alcun tipo di orientalismo, il volume aspira poi a suscitare la consapevolezza della rilevanza che il fenomeno musica tradizionale assume nelle culture contemporanee dell’Asia orientale. Non sfugge ovviamente a chi scrive l’influenza della globalizzazione sugli aspetti musicali delle culture complesse dell’Asia, quali Cina, Corea e Giappone sono; nondimeno, è chiaro come nelle società est-asiatiche le tradizioni musicali rappresentino - seppure in maniera drasticamente differente rispetto al passato - delle realtà socio-culturali significative.
Non ultimo, il lavoro trova la sua ragione di essere anche sulla base di una considerazione più generale. E’ infatti sensato ritenere che lo studio della dimensione musicale sia un punto di vista privilegiato per comprendere appieno una comunità umana: non solo la musica è ‘qualcosa’ che accade in una società, ma anche la società è qualcosa che accade nella musica[4]. Se è certo probabile che un gruppo umano possa essere compreso, nella sua complessità, in termini musicali solo se si tratta di una società relativamente ‘semplice’, è altrettanto vero che le cosiddette società moderne, incluse pertanto quelle dell’area in questione, non sono concepibili senza una propria musica, altamente significativa per la costruzione e la autorappresentazione delle stesse[5]. Ciò è valido pure nella fase attuale, dove locale e globale convivono e gli stati-nazione hanno perso la centralità di cui godevano fino a qualche decennio fa. Una sociologia e antropologia dell’Asia orientale attraverso la musica è dunque l’aspirazione forse più ambiziosa che ha motivato questo lavoro.
Alcune precisazioni riguardo a scelte e convenzioni adottate. Rispettivamente per cinese, coreano e giapponese, le traslitterazioni impiegate sono Pinyin (ma l’onomastica taiwanese e cantonese è resa con gli specifici sistemi), Mc Cune-Reischauer e Hepburn. I nomi di persona, qualora presentati con traslitterazioni differenti da quelle sopra indicate, sono citati anche tramite la romanizzazione qui adottata, tra parentesi quadre.
Nell’ambito lessicale, come si noterà, si è deciso spesso di fornire la terminologia tecnica anche in inglese e francese; questo perchè in campi tuttora in via di elaborazione, in particolare l’organologia, il vocabolario italiano non è sempre unanimamente accettato[6].
[1] Tali espressioni reinviano all’area geografica e culturale a cui fa riferimento anche la locuzione Estremo oriente. Si è preferito qui evitare tale denominazione per il suo carattere eurocentrico.
[2] Si vedano, in particolar modo, le opposte politiche culturali dei governi della Corea del Nord e del Sud.
[3] La scelta delle musiche tradizionali piuttosto che di altri generi, che pure caratterizzano gli scenari dell’Asia orientale, non è predeterminata da un giudizio di valore o da un gerarchizzazione delle espressioni musicali: l’etnomusicologia ritiene infatti degna di studio ogni realtà musicale, in quanto specifica declinazione della dimensione socioculturale propria dell’homo sapiens sapiens.
[4] Cfr. Stokes, 1994: 2-3.
[5] Al riguardo si veda l’analogia con l’interdipendenza musica-società rivendicata già dal pensiero confuciano cinese; cfr. 1.2.1
[6] L’inserimento di termini stranieri in casi non equivoci mira invece ad aiutare in un altro senso il lettore, che generalmente si deve confrontare con testi in lingue differenti dall’italiano.
il CD
Cina
1 Xiangjiang yuan 3.33
2 Xunfengqu 4.22
3 Zhao Jun yuan 5.07
4 Pu’an zhou (estratto) 3.26
5 Mudanting (Il padiglione delle peonie): Atto V (estratto) 3.22
6 Tiaoshengdiao 2.02
7 Mantra delle cento sillabe 1.22
Corea
8 Sujech’o˘n (estratto) 5.56
9 Ch’o˘ngso˘nggok (estratto) 2.44
10 Sinawi (estratto) 5.10
11 Ajaeng sanjo (estratto) 3.49
12 Sugungga (estratto) 4.02
13 Yusan’ga (estratto) 2.54
Giappone
14 Etenraku (estratto) 4.27
15 Shika no to¯ne 5.05
16 Sho¯chikubai (estratto) 3.51
17 Kongo¯seki 4.40
18 Chakuto¯ 2.51
19 Kamiso uchi uta 1.12
20 Bo¯shi kuma¯ 3.41
durata complessiva 74.26
Fotogallery
Daniele Sestili ha insegnato Etnomusicologia dell'Asia presso l'Università di Roma "La Sapienza" dal 2005 al 2011. Da oltre vent'anni rivolge i suoi interessi di ricerca all'Asia orientale, in particolare al Giappone, e ha all'attivo numerose pubblicazioni. Attualmente insegna Lingua e Civiltà Giapponese in un Liceo romano.
Sono pochi gli studi in Italia sulla musica tradizionale orientale e quello di Sestili è uno dei migliori: la musica di Cina, Giappone, le Coree, Taiwan, con dovizia di particolari e passione. Ernesto Assante, La repubblica
(un libro) che è davvero uno spartiacque anche per le prossime indagini sull'argomento. Lo è per per la ricchezza di proposte e per l'analisi puntuale che ci apre a una visione nuova di questi mondi, spesso troppo chiusi nell'approccio ultimo degli occidentali. Michele Fumagallo, Alias
Sestili quindi indaga le tradizioni musicali dei singoli Paesi senza però perdere di vista il quadro complessivo dell'area (...). Non mancano inoltre cenni alle musiche delle minoranze etniche le quali, numerose in particolare in un Paese vasto come la Cina, costituiscono parte integrante del panorama musicale locale, accanto alle musiche d'arte. Fabrizio Giuffrida, Mondomix
L'ouvrage tout entier révèle une sensibilité très vive à la dimension historique et au contexte politique des musiques étudiées. (...) l'auteur met en garde contre les dangers de l'ethnocentrisme. Il appelle de ses vœux un échange plus intense entre l'ethnomusicologie européenne et la communauté scientifique d'Asie, (...) "deux approches partielles mais complémentaires du même phénomène musical". (...) Fait rare, cet ouvrage est agrémenté d'un ensemble de plus de soixante photographies en couleur (....). Le superbe CD qui accompagne ce livre témoigne du goût musical raffiné de son compilateur. Il nous invite à un parcours plein de découvertes. Plusieurs enregistrements sont, en effet, des inédits, comme les six plages consacrées à la Corée, par exemple, toutes d'une grande beauté. Georges Goormaghtigh, Cahiers d'ethnomusicologie
è proprio lo sguardo sulla contemporaneità a caratterizzare in modo univoco il volume, a farne uno strumento e una fonte autorevole rivolta tanto a orientalisti, antropologi, musicologi ed etnomusicologi, quanto agli studenti universitari che si formano nel campo degli studi orientali (...) il frutto di un lavoro serio, approfondito e minuzioso, da parte di uno specialista che è riuscito a coniugare con il giusto equilibrio rigore scientifico ed esigenze divulgative, offrendo un quadro dinamico della materia e affrontando la complessità senza scorciatoie. Roberta Tucci, Voci
Corredato con un Cd (durata complessiva 75 minuti) comprendente brani esemplificativi, oltre che con una ricca documentazione fotografica e un prezioso glossario ad uso dei non specialisti dell’argomento, il volume permette ll’appassionato italiano di musica etnica di scoprire scenari finora poco esplorati, meritevoli di essere conosciuti più a fondo. Mario De Luigi, Musica e Dischi
Si tratta di uno studio complesso e appassionato, indispensabile per iniziare ad avere uno sguardo completo sull'argomento, in grado di offrire un'introduzione alle identità musicali dell'area sia negli elementi comuni, con similitudini e influenze reciproche, sia nei tratti peculiari di ciascun paese, arricchito peraltro da un cd musicale d'accompagnamento e da numerose fotografie esplicative. (…) un'opera stratificata che mantiene una magnifica capacità di sintesi, sempre chiara nonostante l'introduzione di numerosi termini tecnici e di concetti non immediati. Uno studio capace di incuriosire e di aprire nuove prospettive nell'approcciare tradizioni musicali (e non solo) distanti dalle nostre. Stefano Locati, www.asiaexpress.it