A leggere le cronache di questi giorni si resta impressionati di come possano ripetersi immutate, a distanza anche di decenni, tragedie che sconvolgono le vite e i destini di un’intera città. Per i più distratti, può forse essere utile ascoltare Amerigo Matteucci e Trento Pitotti che raccontano le lotte seguite ai licenziamenti alle acciaierie di Terni nel 1952
Ascolta Praticamente, quando s’è parlato di questo sciopero
Certo, molte cose sono da allora cambiate ma all’orizzonte non si intravvedono i magnifici bagliori annunciati dagli improvvisati profeti del nuovo che avanza. Assieme ai grandi protagonisti di quella fervida stagione di impegno sociale, è scomparso anche il senso di un domani e di un futuro che consentiva loro di intendere la difesa del posto di lavoro non solo come una necessità ma anche come un passo verso un mondo migliore: speranze e sentimenti ai quali erano capaci di dare anche una straordinaria cadenza musicale, intrecciando ai moduli espressivi dei repertori contadini istanze, temi e problemi determinati dalla realtà della fabbrica.
Ascolta Il dodici dicembre a matina di Dante Bartolini con Giovanna Marini
Questi stessi sentimenti a molti oggi appaiono datati e superati. Succede, quando degli operai ci si ricorda solo quando muoiono bruciati vivi (e non sempre), in una società che sembra aver smarrito le ragioni di un impegno collettivo e la speranza di un cambiamento: un impoverimento ben più grave del credere che un iphone funzioni a gettoni...
(Considerazioni liberamente ispirate dalle note introduttive di Valentino Paparelli e Sandro Portelli a La valnerina ternana. Un’esperienza di ricerca-intervento, con due CD allegati).