Roma, 20 aprile, ore 18,30
Teatro Anfitrione, via San Saba 24
Un'occasione unica per provare dal vivo la stessa emozione dei tanti che affollarono la sala del Lirico di MIlano, per assistere alla "prima rappresentazione di canti e balli popolari italiani", promossa da Roberto Leydi per la stagione 1966-67 del Piccolo Teatro di MIlano, con la consulenza di Diego Carpitella e la regia di Alberto Negrin.
Otto gruppi di suonatori tradizionali, provenienti da sei regioni italiane, al suono di launeddas e chitarre battenti svelarono l’esistenza di una meravigliosa varietà di musiche e danze, dalla pizzica salentina al ballo tondo della Sardegna. Esibendosi con una disinvoltura insospettabile in contadini e pastori, quei cantori -i musici terapeuti del Salento, le sorelle Bettinelli di Ripalta Cremasca, i cantori di Carpino, la Compagnia Sacco di Ceriana, i suonatori di Maracalagonis, gli spadonari di Venaus, i musicisti e danzatori di San Giorgio di Resia e i tenores di Orgosolo con Peppino Marotto, alla sua prima esibizione su un palco- non delusero le attese, dando una superba riprova riguardo la realtà di una cultura musicale 'altra' e il carattere assolutamente originale, e non derivato, dei loro repertori.
Qualcosa che si può comprendere appieno soltanto guardando quelle riprese televisive, realizzate dalla Rai di Milano ma mai trasmesse sugli schermi nazionali.
Qui un piccolo assaggio dell'esibizione dei Cantori di Carpino
I cantori di Carpino erano allora giovani, relativamente giovani: Angiolina Gentile aveva settantanni...
La proiezione sarà introdotta da Vincenzo Santoro, che ne parlerà anche in relazione alle aggrovigliate vicende del folk revival salentino e italiano: suo il volume Il ritorno della taranta. Storia della rinascita della musica popolare salentina.
La rassegna prosegue il 21 aprile con un omaggio a Matteo Salvatore, a partire dalle ricerche di Giovanni Rinaldi, con una testimonianza in musica di Andrea Satta e Tonino Zurlo.
INGRESSO GRATUITO