Con la scomparsa di Valentino Paparelli, avvenuta nella notte del 6 marzo, abbiamo perso un amico carissimo e una fonte straordinaria di conoscenze e saperi. Impossibile, nel suo caso, separare gli aspetti privati da quelli pubblici perché per lui studio e ricerca sono sempre stati parte costitutiva del suo stesso essere, espressione irrinunciabile di uno sconfinato amore per la vita che ha manifestato in tutti i campi in cui si è cimentato, dall’alpinismo alle rilevazioni sul campo, dalla militanza politica al servizio prestato nelle istituzioni a difesa del bene comune.
Impossibile a svilupparsi nel clima rarefatto di una serra, questo amore si è declinato da subito nelle forme più alte di un impegno civile che, avvertito come inevitabile rispetto alle contraddizioni del mondo, per lui comportava innanzi tutto l’obbligo di ulteriori approfondimenti critici, l’inesausto esercizio di un rigore razionale che non poteva acquietarsi nel carattere consolatorio di facili dichiarazioni di parte né, tanto meno, sciogliersi nella presunta oggettività di una ricerca che non è mai neutra: da qui la sua magistrale ricostruzione delle forme espressive della tradizione umbra destinata a costituire un punto di riferimento obbligato per chiunque voglia accostarsi a quei repertori e agli uomini che ne sono stati i depositari; da qui l’originalità di alcune esperienze di “ricerca-intervento” condotte con l’amico Sandro Portelli negli anni ‘70. Da questa tensione umana e intellettuale che ha caratterizzato tutta la sua vita discendeva anche la sua indignazione morale per l’improvvisazione, la sciatteria e il dilettantismo che sembrano invece contrassegnare, in tutti i campi, questo nostro presente, nella ricerca come nelle istituzioni.
Per tutto questo oggi siamo tutti desolatamente più poveri ma per le stesse identiche ragioni, asciugate le lacrime e ricomposto il dolore come lui stesso avrebbe voluto che facessimo, dobbiamo ora riprendere il cammino da dove ci ha lasciato, portando a termine l’opera alla quale lavorava con Piero Arcangeli ancora sul letto d’ospedale: l’edizione critica della raccolta 33 realizzata in Umbria nel 1956 dal loro comune maestro Tullio Seppilli assieme a Diego Carpitella. Soprattutto, con o senza l’intervento delle istituzioni competenti, realizzare il progetto che più di ogni altro gli stava a cuore, l’Archivio Sonoro Musiche di Tradizioni dell’Umbria al quale lavorava già da mesi.