Carlo Faiello
(a cura di)
Il suono della tradizione
Il suono della tradizione
2005, € 14
Formato 14x19, 16 foto a colori, pp. 64
In offerta con il 5% di sconto
Tra tarantelle e tammurriate, ‘fronne’ e fanfare, invocazioni rituali e ritmi di banda, una serie di registrazioni inedite concorre a delineare un eccezionale mosaico sonoro che, privo di pretese filologiche e lontano dalla ricerca dell’autenticità ad ogni costo, si configura come una vivida testimonianza della persistente vitalità di una tradizione profondamente mutata nelle sue forme espressive. Alla realizzazione del progetto hanno preso parte Umberto Cantone, Giovanni Coffarelli, Salvatore Donnarumma, Riccardo Esposito Abate e i diretti discendenti di altri “vecchi” maestri presenti in alcune opere di Roberto De Simone.
La maggior parte dei brani è stata però registrata in studio per evidenziare le mutazioni subite dalla musica popolare e restituire all’ascolto il fascino della sua intrinseca “modularità”, le sue infinite possibilità combinatorie, come succede con la fanfara dei gigli di Nola, per la quale è stata ricostruita una sorta di partitura ideale costituita da stilemi, fraseggi e moduli musicali tipici, che quelle bande eseguivano prima che fossero sostituiti dalle musiche di consumo; o con gli straordinari ‘richiami’ delle bufale di Cancello Arnone dove voci, che normalmente agiscono nell’isolamento del singolo allevamento, sono ‘montate’ in studio a sviluppare uno straordinario tracciato ritmico in cui quelle stesse voci si inseguono e si contrastano, si sfuggono e si sovrappongono.
Ascolta il brano Inno a san Paolino per il Giglio di Nola
Leggi l'introduzione
Da quel giorno cominciai a frequentare i “luoghi della devozione”, Madonna dell’Arco, Madonna di Montevergine, Madonna di Materdomini e anche i ritrovi abituali di cantatori e suonatori di tamburi, appassionati del ballo popolare ed esecutori di musica tradizionale: mi rendevo conto, con il succedersi delle esperienze, che mi stavo inoltrando in un universo musicale che, almeno inizialmente, avrebbe mandato in frantumi la mia formazione accademica. Il sistema temperato, la quadratura del tempo, il principio della tonalità, la geometria dell’armonia erano spazzate via da canti ancestrali, ritmi primitivi e sonorità grezze che lasciavano emergere abissi primordiali che la musica “colta” aveva cercato in ogni modo di rimuovere. Tutte le volte che ascoltavo quei cantatori “stonati”, quei percussionisti “squadrati”, quelle danze sfrenate avvertivo dentro di me la loro potenza evocativa.
Dopo tanto peregrinare, ho imparato a trascrivere le melodie atonali del mondo contadino, a seguire le ritmiche irregolari delle tammorre, a decifrare il tessuto sotterraneo dei testi tradizionali. Nel frattempo mi sono riconciliato anche con lo studio della musica “ufficiale”, che negli ultimi tempi avevo trascurato, e vivo nella felice consapevolezza di partecipare a due differenti sistemi linguistici ed espressivi. Ancora oggi, però, non so spiegarmi cosa sia che mi spinge, tuttora, a salire sulle colline del Sannio per ascoltare un particolare suono di organetto, a fermarmi nel profondo Cilento per assistere alla costruzione di una zampogna, a conversare per ore di tammurriate con i contadini del Monte Somma, a sopportare il freddo delle alture dell’Irpinia per la sfilata di un corteo carnevalesco, a svegliarmi alle quattro del mattino per raggiungere il Santuario della Madonna Avvocata. Incantato dai movimenti ipnotici dei tammurrari e travolto dall’esultanza di un popolo in festa, ogni tanto mi trovo a pensare dubbioso alla tesi attorno alla morte della tradizione che, profondamente mutata dal tempo del mio primo approccio con questo mondo, sembra però ancora dotata di una sua magnetica forza di attrrazione.
Questo cd e il contesto in cui è nato sono il mio personale omaggio alla tradizione, con la quale anche come musicista ho stretto debiti difficilmente estinguibili. Da qualche anno sono direttore artistico di un progetto di musica popolare denominato La Notte della Tammorra che si ispira a un’antica festa che tuttora si svolge a Comiziano, nel Nolano, quando la notte dell’Epifania, al suono di tamburi e altri strumenti a percussione, avviene il passaggio di consegna tra il vecchio e il nuovo “maestro di festa”, responsabile dei festeggiamenti in onore del patrono. Da qui l’idea di organizzare a Napoli, a ridosso del solstizio d’estate, un raduno di vecchi cantori e acerbi musicisti, esperti suonatori di tamburi e giovani danzatrici che, in omaggio a san Giovanni decollato, ripropongono danze, suoni e canti segnati dal ritmo prevalente delle tammorre, secondo ancestrali ricordi non ancora del tutto rimossi dall’orizzonte della sensibilità popolare.
Da questo evento culturale è nato anche uno specifico progetto musicale itinerante che registra consensi sempre più vasti, contribuendo a diffondere anche fuori regione tammurriate vesuviane e serenate cimentane, balli dell’agro noverino-sarnese e tarantelle dell’Irpinia, riproposte da circa novanta interpreti tra zampogne, organetti, tofe, ciaramelle, tammorre e zucchette zucchete, mescolati a voci dalla cadenza arcaica.
Il cd allegato al volume è la testimonianza diretta di quanto accaduto all’interno del progetto. Resistendo alla tentazione dell’autentico ad ogni costo, i brani sono stati registrati in studio con gli stessi interpreti che ci accompagnano per piazze e palcoscenici, mentre in alcuni casi, con la licenza che si è soliti concedere a un artista, sono intervenuto ad esaltare la musicalità intrinseca al singolo brano o sequenza verbale, come ho fatto in particolare con la fanfara dei Gigli di Nola, costruita utilizzando diversi spezzoni musicali che le bande eseguivano durante la festa, o con la partitura ritmica della chiama delle bufale, derivata da voci che agivano normalmente nella solitudine del singolo allevamento.
Segno di una vitalità che sopravvive a dispetto di ogni frattura e richiamo ideale alla lezione di un maestro, alla realizzazione del progetto hanno contribuito non solo Umberto Cantone, Giovanni Coffarelli, Salvatore Donnarumma e Riccardo Esposito Abate ma anche i diretti discendenti di altri vecchi cantori e musicisti nel frattempo scomparsi, allo stesso modo presenti nei sette microsolchi e in altre opere memorabili di Roberto de Simone sulla cultura popolare.
il CD
1. Scongiuro contro il maltempo 00:24
2. Tarantella di Fragneto del Sannio 02:46
3. Tammurriata dei Monti Lattari 04:03
4. Invocazione a Mamma Pacchiana 01:04
5. Serenata e tarantella del Cilento 03:21
6. La chiama delle bufale 02:04
7. Tarantella per il Carnevale di Montemarano 14:53
8. Inno a san Paolino per il Giglio di Nola 02:50
9. Il suono della tofa 00:49
10. Tammurriata per la Madonna Avvocata di Maiori 05:42
11. Alla Rosamarina per doppio flauto 01:06
12. Tarantella alla Spaccapaese 03:05
13. Squaglia diavolo 00:10
14. Tammurriata dell’Agro nocerino-sarnese 04:18
15. Fronn’ ‘e limone 01:31
16. Buco buco. Canto di Capodanno di Sessa Aurunca 04:05
durata totale: 52:19
Fotogallery
Diplomato in contrabasso al Conservatorio di Napoli, compositore e interprete, Carlo Faiello è un esponente della scena musicale partenopea ed è stato a lungo componente della Nuova Compagnia di Canto Popolare.
L’espressività tradizionale esiste e resiste: disgregata, spuria, rinnnovata ma ancora pregna di tratti arcaici. Una bella panoramica su espressioni tra le più carnali della musicalità popolare campana. Ciro De Rosa, World Music