Giorgio Adamo
(a cura di)
Musiche tradizionali in Basilicata
Le registrazioni di Diego Carpitella ed Ernesto De Martino (1952)
2013, € 28
Formato 14x19, 16 foto in b/n, pp. 248
La spedizione in Basilicata (30 settembre-31 ottobre 1952) è considerata l’atto di nascita dell’etnomusicologia italiana perché per la prima volta si effettuarono registrazioni sul campo secondo criteri organicamente unitari. Realizzate con i mezzi tecnici messi a disposizione dalla RAI, all’interno di un’indagine antropologica condotta da un’équipe formata da Ernesto De Martino, Diego Carpitella, Vittoria de Palma, Franco Pinna e Marcello Venturoli, le rilevazioni interessarono i comuni di Matera, Grottole, Ferrandina, Pisticci, Colobraro, Valsinni, Stigliano, Tricarico, Marsico Vetere, Viggiano e Savoia di Lucania.
Confluite nella raccolta 18 degli Archivi di Etnomusicologia, le registrazioni rivelano un mondo musicale di qualità e ricchezza inimmaginabili: straordinarie voci femminili, suonatori di organetto, canti alla zampogna e al cupa cupa, nei più vari repertori, dalle ninne nanne ai lamenti funebri, dai canti di lavoro ai canti di questua, dalle tarantelle ai canti infantili. La musica pervadeva in tutti i suoi momenti essenziali la vita di quei contadini e pastori che manifestavano una sorprendente capacità di gioia, festa, scherzo, ironia, creatività e poesia.
Con un denso apparato critico, che per la prima volta affronta in modo approfondito la trascrizione del testo poetico dei canti, e con un significativo apparato iconografico, con fotografie di Franco Pinna e Arturo Zavattini, il volume con i tre cd allegati restituisce in edizione pressoché integrale una raccolta di fondamentale importanza per la conoscenza della storia e della cultura musicale del meridione d'Italia.
Ascolta il brano Tirillalì (canto di lavoro)
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A volte l’oggetto dei nostri studi ci cambia la vita. Ho ascoltato per la prima volta la “Raccolta 18” nel 1979, presso la Discoteca di Stato, dove era depositata, per fortuna, l’unica copia a quel tempo accessibile. Ero alla ricerca di materiali per una tesi di laurea con Carpitella. Non sapevo che si stava decidendo allora la mia vita professionale futura, costellata da ripetute rivisitazioni di quei materiali, e che mi sarei ritrovato, dopo più di trent’anni, a ripercorre per l’ennesima volta le contrade visitate dalla “spedizione” del 1952, alla ricerca di informazioni, chiarimenti, suggestioni, al fine di rendere finalmente accessibili a tutti i tesori poetici e musicali racchiusi in quelle registrazioni[1].
Quel che qui si presenta è un tentativo di edizione critica di registrazioni storiche. Oggi è assai confuso il senso del termine etnomusicologia, che si affacciava nel panorama culturale e scientifico italiano proprio negli anni che videro quella prima collaborazione fra de Martino e Carpitella, e che faticosamente si sarebbe conquistato un riconoscimento nel mondo accademico tra gli anni Settanta e Ottanta. Concetti che contribuirono a definirne gli orizzonti, come fascia folklorica, mondo subalterno, alterità, sono categorie che richiedono ormai una nuova prospettiva storico-critica. Così come non è più il tempo di rivendicare, questo sì in modo subalterno, la legittimità di oggetti e metodi della ricerca, in un panorama di pluralità, interconnessione e ridefinizione degli studi in cui tutti ormai, pur se al prezzo di qualche confusione, hanno diritto di cittadinanza. Proprio per questo, il ritrovarsi di fronte alla concretezza di una creatività poetica e musicale fissata nelle registrazioni, alla vera materia del nostro interesse, al di là delle ipertrofie teoriche e metodologiche e delle suggestioni ideologiche che pure hanno caratterizzato la disciplina, costringe a riconsiderare il nostro approccio, ridando il giusto peso a categorie come il valore estetico, la creatività individuale, la centralità del testo poetico. Solo un rinnovato sguardo alla vita e alla vitalità musicale che emerge dalle innumerevoli registrazioni di archivio oggi disponibili - spesso ancora poco conosciute - può aiutare, a mio avviso, a ridefinire un approccio anche alla musica che possiamo incontrare oggi, su internet o in un villaggio africano. Non si tratta di contrapporre una prospettiva archeologica e filologica, sulla musica del passato, a una pseudo etnomusicologia della contemporaneità, quanto piuttosto di ricollocarsi di fronte alle testimonianze di straordinarie culture e personalità musicali, in vista di una più consapevole comprensione transculturale della musica e della musicalità.
La pubblicazione di registrazioni di tale rilievo storico intende dare dunque un contributo, di servizio, agli studi etnomusicologici e alla loro ridefinizione; e al tempo stesso, restituire alle comunità di provenienza qualcosa che a loro, prima di chiunque altro, appartiene. Ho iniziato nel 1981 a far ascoltare alcune registrazioni, man mano che ne avevo l’opportunità, nei paesi toccati dalla raccolta. Data da allora una lunga e fruttuosa amicizia e collaborazione con Pancrazio Toscano, a quel tempo sindaco di Tricarico: fu lui a mettermi in contatto con Paolina Lotito, la straordinaria cantora presente nella raccolta, e nei CD qui allegati, con sette brani, che all’epoca viveva a Roma. Ed è Pancrazio che mi ha aiutato, ancora in questi ultimi mesi, a rivedere i testi dei canti, accompagnandomi spesso di paese in paese a cercare aiuto nella comprensione di enunciati difficilmente decifrabili. A lui e a sua moglie Marianna Catozzella va la mia più sentita gratitudine. E’ in questi incontri “sul campo”, nella passione e nell’entusiasmo suscitato dall’ascolto di questi brani in quanti oggi vivono in Basilicata, che ho trovato molto del senso di una pubblicazione come questa. Ho negli occhi alcune immagini su tutte: Domenica Lisanti, “Mingoccia”, di Ferrandina, che ascolta attentamente in cuffia canti spesso molto simili a quelli del suo repertorio, o Angelo Caruso, classe 1926, di Savoia di Lucania, seduto impettito con le mani poggiate sul bastone, leggermente piegato in avanti con l’orecchio rivolto al computer portatile, che canticchia sovrapponendosi perfettamente a un canto all’organetto registrato sessant'anni prima. Ma non sono solo gli anziani cantori ad appassionarsi. Di grande ed entusiasta aiuto sono stati Felicia Rasulo, Maria Doronzio e Mariella Sansone di Stigliano, Giovanni Di Lena e sua moglie Rosa Lucia Viggiani di Pisticci, Rosina Ricciardi di Savoia di Lucania, Giovanni Di Napoli di Grottole. A tutti va la mia più sentita gratitudine.
Un ringraziamento particolare va a Clara Gallini, che mi ha sempre facilitato nelle mie ricerche sui materiali dell’Archivio de Martino, e a Gino Satta, per le indicazioni sul fondo depositato in digitale presso la Bibliomediateca dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Ringrazio infine Maria Carmela Stella per la preziosa collaborazione all'identificazione dei testi dei canti registrati a Matera.
Una nota sul titolo di questo volume. Personalmente, ho rifiutato da tempo termini come “musica tradizionale” o “musica etnica” per definire alcune musiche rispetto ad altre, in quanto tutte le musiche si collocano storicamente all’interno di specifiche tradizioni musicali e nel momento in cui si manifestano hanno proprie coordinate geografico-culturali. Il concetto di “tradizionale” si è da troppo tempo confuso con una concezione ideologica che ha svalutato la creatività, l’originalità, e i contributi individuali che invece caratterizzano una produzione musicale come quella testimoniata dalle registrazioni qui pubblicate. “Tradizione musicale”, per lo meno, si può utilizzare in modo meno compromettente, sia che si tratti della Wiener Klassik, del canto Dhrupad in India o della musica contadina nella Basilicata degli anni Cinquanta. Considerato tuttavia l’uso consolidato dell’espressione “musica tradizionale” nei titoli della presente collana e la connotazione per così dire storica che essa assume in tale contesto ho rinunciato a porre una questione di principio che ritengo valida in generale ma che non mi è parso necessario trasformare in puntigliosa battaglia ideologica.
[1] Il CD pubblicato a suo tempo grazie alla Discoteca di Stato e all’IRTEM (Adamo, Marinelli 1993) conteneva solo 39 brani e venne distribuito fuori commercio a studiosi e istituti culturali (v. oltre, La spedizione e le registrazioni sonore).
i 3 CD
CD 1 Matera, Grottole, Pisticci, Ferrandina e Colobraro
1. ‘A tricchiesca 3.06
2. Ué mamma mamma vo’ ave’ ragio’ 1.07
3. La cena della sposa 6.16
4. ‘U matinati 3.45
5. Tarantella materana 1.45
6. Nannanicula 1.44
7. Ninna nanna 1.33
8. Zampognara 2.44
9. Pastorale 1.58
10. Aria paesana 2.15
11. La zampognara 0.56
12. Lu nigghje 2.01
13. Ritmo con il tamburello 0.20
14. Tarantella 1.09
15. Canto della mietitura 1.46
16. Fronni d’alia 1.27
17. Ué jelì 1.22
18. Ninna nanna 1.05
19. Canto della trebbiatura (sul battitore) 1.15
20. E chest’è la strada di li mio lamiento 2.09
21. Canto della pisatura 1.02
22. Fenesta ca lucive 3.14
23. Non l’avìa a fa’ 1.13
24. Canto al cupa cupa 2.32
25. Lamento funebre 2.59
26. Pastorale 0.56
27. Tarantella 0.45
28. Auliulà 1.10
29. A Madonna ‘nta canestrella 0.16
30. Lamento funebre 1.37
31. Tirillalì 2.40
32. Ninnaficula 2.10
33. E maritem’è pastore e non ci vena 1.54
34. Lamento funebre 1.01
35. Pastorale 0.27
36. Lu maccatura 3.00
37. La notte di Natale 2.23
38. Ninna nanna 1.05
39. La pastorale 2.14
durata totale: 73.30
CD 2 Colobraro, Valsinni, Stigliano, Marsicovetere e Viggiano
1. Pastorale 2.48
2. Cupa cupa 1.00
3. ‘A Passione 1.46
4. Ninna nanna 1.02
5. Ohi lu pucurari di la Pugghja vena 1.23
6. È morsi ‘nu givunella pi’ dilora 1.08
7. Ohi ‘nu giorno andava a spasso a ripa mera 0.30
8. ‘U mulinare 1.48
9. Tarantella cu facciulette 0.40
10. ‘U maccature 1.20
11. Ohi arberi caricata d’ori fina 1.10
12. Ohi chi meri pianta chi fa di la zita 1.15
13. Ji mi ni vogghje jire in fontanella 1.16
14. Santi soli quanna ti ni vaja 1.57
15. Tarantella 2.42
16. Zampognara 1.53
17. Ciucciu bello 2.09
18. E faucia meja mite tonna 3.21
19. Tarantella 1.22
20. Polka 1.23
21. Canto al cupa cupa 5’02
22. Ninna nanna 0.52
23. La zampognara 1.43
24. ‘U nigghje 1.18
25. G’ira ‘na donn’ ca si chiamava Rusaria 1.31
26. La pastorale 3.15
27. Canti all’altalena 1.58
28. Ce si mangiau la zeite la prima sira 0.56
29. Ahi mazzi di rusielli 1.04
30. ‘U vecchie ‘ncafaratu 2.25
31. Je tu cu ‘ss’uocchi neri 2.06
32. A li ruje 2.18
33. Facce de ualane e ualanaccie 1.16
34. Rosinella mia 2.05
35. Mazurka 0.59
36. Valzer 0.59
37. Monachella 1.45
durata totale: 64.59
CD 3 Savoia di Lucania e Tricarico
1. Monachella 3.16
2. La pistulella 1.52
3. La pampanella 0.46
4. Sera passai da quana 1.01
5. Come si fatta janca 0.58
6. Dammi dammi quel fazzolettino 1.56
7. Sei bambinella 1.39
8. Cova cova Lena 0.41
9. La rana, la rana 0.42
10. Tarantella 1.14
11. Aria paesana 0.48
12. O uei lì 1.00
13. Vurria diventana ‘na verde spina 6.19
14. Tarantella cantata 2.47
15. Oh ‘nnanzi la porta tua 2.05
16. La pampanella 1.42
17. Tutta stanotte vogli cantana 4.36
18. Tarantella 1.04
19. Polka 1.29
20. Mazurka 1.36
21. Alla stiglianese 3.00
22. Alla tricaricese 2.41
23. La Maddalena 3.03
24. Canto alla pelenzeca 1.36
25. Ninna nanna 1.30
26. Rosa e Teresa 1.14
27. Canto alla pisatura 1.28
28. Me ne vogghje scenni ‘n fintanella 2.24
29. Canto al cupa cupa 1.38
30. Lamento funebre 1.00
31. Tarantella 1.20
32. Alla stiglianese 7.13
33. Alla tricaricese 3.35
34. Licenza vo’ licenza voi signora 2.45
durata totale: 72.28
Alcune foto di Pinna e Zavattini, una liberatoria e una scheda di campo
Docente di Etnomusicologia presso l'Università di Roma "Tor Vergata", Giorgio Adamo si è dedicato allo studio degli stili di canto e all'indagine audiovisiva di musica e danza. Attualmente svolge ricerche in Italia meridionale e in Africa.
di valore eccezionale la pubblicazione (…) materiali di elevatissimo livello esecutivo, un mondo musicale straordinario di alberi di canto, di voci femminili, soprattutto, ma anche strumentisti di gran livello, una magistrale varietà sul piano dei repertori (…). Puntuale la ricostruzione delle fasi della spedizione e delle registrazioni, l’esplicitazione dei criteri di selezione dei documenti sonori e degli interventi tecnici eseguiti sui materiali di partenza per migliorarne la fruizione. Note accuratissime, che affrontano anche la questione della trascrizione del testo poetico dei canti, accompagnano l’analisi delle manifestazioni sonore (ninne nanne, canti all’altalena, lamenti funebri, giochi cantati della mietitura, canti a scantille, canti di lavoro, canti rituali, canti al cupa cupa, alla zampogna, all’organetto, tarantelle, polke, valzer, mazurke, giochi infantili, arie paesane, e ancora una pastorale, un brano per foglia d’edera, per scacciapensieri). (…) Che meraviglia! Ciro De Rosa, Blogfoolk
Dopo oltre sei decenni l’impeccabile e amorevole cura dell’etnomusicologo Giorgio Adamo offre finalmente ad un più largo pubblico l’occasione non solo di una avere una esauriente informazione sulla fondamentale raccolta, ma di ascoltarla nella sua integralità. Trascorre così davanti alle nostre orecchie un corposo (centodieci brani secondo l’ordine cronologico) e vario repertorio fatto di ninne nanne, lamenti funebri, canti all’altalena, giochi cantati della mietitura, canti di lavoro, canti rituali, canti alla zampogna e all’organetto, tarantelle cantate, giochi infantili, canzoni, brani strumentali, senza dimenticare i caratteristici canti a scantille e al cupa cupa. Antonello Colimberti, Europa
Le registrazioni effettuate rivelano, a dispetto della situazione di disagio sociale ed economico in cui vivevano gran parte di queste comunità, un mondo musicale di grande qualità e ricchezza: notevolissime voci femminili, straordinari suonatori di organetto, canti alla zampogna e al “cupa cupa”, nei più vari repertori, dalle ninne nanne ai lamenti funebri, dai canti di lavoro ai canti di questua, dalle tarantelle ai canti infantili. Ma anche tarantelle eseguite con lo scacciapensieri, suonate con il flauto di legno o di canna, e musiche ricavate da strumenti improbabili, come le foglie d'edera messe fra le labbra e “soffiate”. Vincenzo Santoro, ANCI Rivista
Oggi riveste un valore eccezionale la pubblicazione del volume (...) con allegati tre CD audio, che equivaltono all'incirca a 210 minuti di materiali dall'elevatissimo livello esecutivo, un mondo musicale straordinario di alberi di canto (...) e una magistrale varietà sul piano dei repertori Ciro De Rosa, Il giornale della musica