M. Agamennone, V. Lombardi
(a cura di)
Musiche tradizionali del Molise
Le registrazioni di Diego Carpitella e Alberto Mario Cirese (1954)
2011, II ed. rivista e aumentata, € 19
Formato 14x19, pp. 200, 24 foto in b/n
ULTIME COPIE CON IL CD ALLEGATO
Nei primi giorni del maggio 1954 Diego Carpitella e Alberto Mario Cirese raccolsero in Molise un imponente corpus di musiche vocali e strumentali nel corso di una rilevazione che riguardò Fossalto, in occasione del rito primaverile della Pagliara, e le comunità albanesi di Ururi e Portocannone.
Di grande interesse anche dal punto di vista linguistico, la Raccolta 23 del Centro Nazionale Studi di Musica Popolare, oggi Archivi di Etnomusicologia dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, consente di rievocare la vita di una comunità rurale in un contesto largamente preindustriale, fornendo una testimonianza sonora di repertori, di preponderante afferenza femminile, oggi in disuso quali espressioni cantate nell’azione ludica e magica o nell’interazione con i bambini, ninne nanne, inni devozionali, canzoni narrative, canti di lavoro, forme rituali del pianto e, di esecuzione maschile, monodie satiriche e musiche cerimoniali per le corse dei carri. La musica della Pagliara prevedeva in particolare l’uso, ormai estinto, di una zampogna di piccole dimensioni, con due chanter e un bordone, sconosciuta nel resto d’Italia.
Una documentazione di imprescindibile importanza, ai fini di una ricostruzione del patrimonio musicale molisano, nel CD allegato al volume con introduzione critica, i testi poetici con traduzione, due scritti di Carpitella e Cirese, alcuni pioneristici studi sulle comunità arbëreshe molisane, un significativo corpo di fotografie e, a cinquant’anni di distanza, un’intervista a Cirese che interviene anche con uno scritto relativo alla seconda edizione del volume.
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La raccolta molisana degli AEM dell’Accademia di Santa Cecilia, che in questa sede si pubblica in un CD allegato al volume, è divisa nettamente in due parti e comprende 48 documenti sonori: 23 sono stati raccolti a Fossalto, l’unica comunità di espressione romaza soggetta a indagine in quella circostanza; il giorno scelto per la rilevazione (primo di maggio) non fu affatto casuale: è l’occasione in cui, a Fossalto si teneva il rito della “Pagliara”, che poteva essere documentato con successo e coerenza soltanto in quella data. Gli altri 25 documenti sonori presenti sono stati raccolti presso le comunità albanesi di Ururi e Portocannone che ospitavano allora - è così ancora oggi - popolazioni arbëreshe (di lingua albanese), ivi riparate e insediatesi dalla fine del XV sec., dopo la morte di Giorgio Castriota “Skanderbeg”, a causa della definitiva conquista e occupazione da parte degli Ottomani del territorio albanese di oltre-adriatico, che si sarebbe protratta fino al 1912. In Molise attualmente i paesi abitati da popolazioni di lingua albanese sono quattro: Ururi (in albanese: Rur), Portocannone (Porkanun), Campomarino (Këmarin), Montecilfone (Munxhfun).
Se si considera questa ripartizione in due blocchi nettamente distinti e fortemente connotati sul piano culturale, nonché strettamente circoscritti ad aree territoriali assai limitate, la Raccolta 23 non si può ritenere pienamente rappresentativa delle espressioni musicali dell’intera regione: si è trattato, piuttosto, di una eplorazione a carattere strettamente monografico, che conserva, fortunatamente, repertori molto specifici, non altrimenti documentati e largamente in disuso oggi. La Raccolta 23 costituisce, perciò, una documentazione assai preziosa, oltre che per i più evidenti interessi dialettologici, musicologici e linguistici (soprattutto nei documenti albanesi), anche sul piano storico-culturale: infatti, consente di ricostruire - e di immaginare, o rievocare - la vita sociale e cerimoniale (ancora attiva e funzionale) propria di comunità rurali, in un contesto largamente pre-industriale, prima del declino della cosiddetta “civiltà contadina”; si consideri, soprattutto, la documentazione di afferenza femminile, largamente preponderante: dai canti destinati a un’azione ludica o magica, oppure alla interazione con i bambini e alla ritualità delle nozze, dalle canzoni per narrare storie, a certe espressioni connesse ad attività di lavoro nei campi, alle forme di pianto; si tratta, come si intende, di azioni performative effettuate, e documentate, in uno scenario socio-culturale e ambientale che appartiene più ampiamente a una storia regionale possibile, che non a una etnografia sperimentabile attualmente.
Tutti i documenti sonori rappresentano espressioni cantate, prevalentemente senza la presenza di strumenti: canti non accompagnati, quindi, in esecuzione solistica o in gruppo. I generi rappresentati risultano molto numerosi, la maggior parte dei quali, come si è detto, non più praticati ed eseguiti da molto tempo. In relazione a una possibile classificazione per generi, i documenti di area romanza, raccolti unicamente nella località di Fossalto, possono essere così definiti:
- canzone narrativa (8 brani);
- inno e canto devozionale (4);
- canto all’altalena (2);
- canto di questua (2);
- canto durante il lavoro (2);
- serenata (1);
- filastrocca infantile (1);
- lamento funebre (1);
- scongiuro (1);
- canto scherzoso (1).
I documenti di area albanese, raccolti nelle località di Ururi e Portocannone, possono essere così classificati così:
- canto satirico (4);
- canto di nozze (3);
- canto di fidanzamento (3);
- ninna nanna (2);
- lamento funebre (2);
- tarantella (2);
- canto per la corsa dei carri (2);
- canzone narrativa (2);
- scongiuro (1);
- canto d’amore (1);
- serenata (1);
- filastrocca per far ballare i bambini (1);
- canto infantile (1).
(… ) La documentazione fossaltese risulta particolarmente marcata dalla presenza e dall’azione femminile. Il genere più presente è costituito dalle canzoni narrative, retaggio proprio, se non esclusivo, delle donne, nella loro specifica vocazione di affabulatrici: alcuni dei documenti molisani costituiscono adattamenti locali per testi di probabile provenienza settentrionale, ma di larghissima circolazione anche nella penisola (CD/tr. 15 e 17). Pure di esclusiva pertinenza femminile è la lamentazione funebre (in dialetto molisano: repuòte), rappresentata da un testo destinato al cordoglio di una figlia per la morte della madre (CD/tr. 23); l’esecuzione fossaltese è caratterizzata dall’alternanza del canto (“discorso” della figlia rivolto alla madre) con un breve episodio di parlato (invocazioni stereotipe) e da alcuni tratti peculiari del genere: profilo discendente in un ambito melodico ristretto, motivi iterati, formule verbali stereotipe. Ancora tipici della tradizione molisana sono i canti all’altalena (denominati zaziambre nella parlata di Fossalto: cfr. CD/tr. 2 e 4), simmetrici nella fraseologia melodica, che risulta coerente con l’andamento del gioco e funzionale all’esecuzione a voci alterne.
(…) I canti albanesi che esprimono la ritualità familiare, della casa e del ciclo della vita, anch’essi di esclusiva pertinenza femminile, risultano perciò particolarmente interessanti proprio perché rivelano alcune specificità locali unitamente a tratti più ampiamente condivisi. Per le nozze, il canto che marca la preparazione del letto (CD/tr. 40) rappresenta simbolicamente la partecipazione collettiva all’evento nella combinazione eterofonica delle voci e nell’impulso coreutico suggerito dal ritmo del tamburello, secondo modi di esecuzione rilevabili, come s’è visto, anche nelle regioni settentrionali dell’Albania.
(…) Infine, se è abbastanza conosciuta l’opera di Carpitella come pioniere e maestro della documentazione visuale in antropologia, forse è meno noto che anche Alberto Mario Cirese è stato un appassionato e abile fotografo. Perciò, a chiusura della documentazione concernente la rilevazione del 1954, pubblichiamo alcune fotografie che lo stesso Cirese scattò a Fossalto e Ururi in quei primi giorni di un ormai lontanissimo, “ridente”, maggio.
il CD
Fossalto (Cb), 1 maggio 1954
1. Ecchite maje 3.44
2. Tu rondinèlla e che in aria voli 1.26
3. Ninna-ò ninna ninna ninna ninnarèlle 1.08
4. Sò jute a Rome 1.22
5. E la còccia dell’Incórnata 1.19
6. E una sò le stelle 1.01
7. E San Michele Arcangelo 0.44
8. Rinate l’anne nóve 1.37
9. E tu quanta vòlte mmé ci fai venire 4.37
10. Tenghi nà favicella 1.32
11. Vaglie alla vignarèlla 1.26
12. Gente de Frusinone signur’e cuntadine 1.35
13. Chi è chi è che bussa 1.17
14. C’erano tre sorelle 1.07
15. Signor capitano fateme nu favore 1.43
16. Su su ballate 0.49
17. Figlia di gran zignore 1.19
18. S’ha mangiata la ’nzalatina 1.14
19. L’aricamava nu fazzolètte 1.12
20. Trup trup truppitte 0.21
21. E la partenza di Cristo 2.03
22. Quando Cristo andava per mare 0.55
23. Quanta bene mi ci fatte 1.09
Ururi (Cb), 2 Maggio 1954
24. Ni ni ni nin a kor 1.20
25. E çë bukurë djal mëma 0.30
26. E mirrni linjëzën tre brac 1.28
27. E xha ke nuse ti do veç 2.00
28. E Kostandini i vogël 1.44
29. Mëm mëm ke zëmëra m’u plas / Kapileza çë ve 2.44
Portocannone (Cb), 2 Maggio 1954
30. Hënza vjetër 1.32
31. Intervista 3.26
32. Kjaft mëma 0.35
33. Ishi një dit k’atë muoj t’majt 1.44
34. Dish dija çë kishe e ç’ke 0.26
35. E ni ni ni 1.04
36. Dish bëja një varket rami 0.47
37. Shi çë kapile 0.16
38. E ott e ott e ott 0.45
Ururi (Cb), 2 Maggio 1954
39. E gruoja lidhën fletën 0.37
40. E zëmra ime rri qet qet 1.34
41. E ti Mari ndë do viç me ne 0.58
42. E kto kapile çë jan nani 1.15
43. Ti ngë kat keç mosgjë ka u 0.45
44. E çë anat simbjet 2.54
45. E dhop d’ quind’c an 2.06
46. ‘A masarij d’ Don Ciaverj’ 1.35
47. Biljë biljë mëmës 1.48
48. Scale scalone 0.33
durata totale: 72:21
Le foto di Cirese
Docente dell’università di Firenze e di Venezia “Ca’ Foscari”, Maurizio Agamennone è autore di numerosi studi di etnomusicologia e antropologia della musica, ideatore e direttore artistico di progetti musicali fortemente innovativi come il Festival internazionale della zampogna e, per le prime edizioni, de La notte della Taranta.
Etnomusicologo dell’università del Molise, Vincenzo Lombardi si occupa di catalogazione e ricognizione musicologica concernente le fonti musicali, di pratiche musicali di gruppo (bande municipali e complessi mandolinistici) e di forme della sociabilità musicale.
I risultati, fissati in immagini fotografiche e soprattutto in bobine registrate di straordinario nitore sonoro, hanno conservato un mondo culturale che, già al momento, si avviava ad un mesto tramonto. Ripulite dagli acciacchi del tempo, quelle bobine sono oggi contenute in un cd che troverete accluso ad uno splendido libro. Guido Festinese, Modus vivendi
Si tratta di uno scrigno della memoria che offre un contributo di grande valore culturale, sia per la qualità delle registrazioni, sia perché documenta forme musicali e pratiche sociali di un’Italia ancora rurale … Preziosa l’intervista di Lombardi a Cirese, che ricostruisce lo scenario socio-culturale nel quale fu condotta l’indagine. Ciro de Rosa, World Music Magazine
Un compito meritorio in un periodo in cui ritorna spesso il passato a bussare alla porta anche in campo musicale e non è bene assaporare con superficialità quella che invece potrebbe diventare di nuovo una miniera di suoni e cultura da rivalutare. Michele Fumagallo, Alias
Da evidenziare l'elevata qualità delle 48 tracce contenute nel CD, che ha permesso di evitare interventi sulle registrazioni. Ciò grazie al fatto che, come spesso capitava in quegli anni, le riprese sul campo furono effettuate con attrezzature allora all'avanguardia, da tecnici RAi specializzati, secondo un concetto di "servizio pubblico" che oggi sembra dimenticato. Marco G. la Viola, Folk Bulletin