Ettore Castagna
U sonu
La danza nella Calabria Greca
2012, II ed., € 18
Formato 14x19, 52 foto in b/n, pp. 184
Esaurito
Dalla tarantella come tradizione inventata ai soni a ballu dell’Aspromonte Greco, un percorso multiforme, fra antropologia, letteratura ed etnocoreologia, per definire le forme di un’importante espressione della cultura popolare qual è la danza in questo estremo sud della Calabria.
Ballo della festa per eccellenza, u sonu si lega ancora ai momenti principali della vita individuale e collettiva: battesimi, matrimoni, ricorrenze religiose e lavorative. La rota, nella sua dimensione pubblica, avviene in uno spazio reso circolare dalla disposizione degli astanti in cui chi guarda e chi balla sono l’uno indispensabile all’altro. Altrettanto importante il ballo domestico che è stato per secoli la forma prevalente con la quale la gente di montagna ha espresso la propria socialità.
Con un articolato corredo fotografico e, nel cd allegato, alcune sonati a ballu nel loro sviluppo integrale, il volume ci restituisce un’affascinante ricostruzione della cultura coreutica aspromontana. Particolarmente rilevante il percorso etnografico relativo alle comunità di Cardeto e della Valle del Sant’Agata dove la danza è ancora espressione vitale di un mondo che non ha inteso “spezzare il filo” con il proprio passato, sia pure nel quadro complesso e contraddittorio della contemporaneità.
Ascolta il brano Soni cull'arganettu usu anticu
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Il libro si apre con un breve percorso storico-etnografico sulla tarantella come tradizione inventata: come si vedrà è un’occasione per prendere le distanze da un termine che io stesso in passato ho utilizzato intensamente.
Il secondo capitolo costituisce una etnografia relativa alla dimensione pubblica della danza nell’estremo sud della Calabria. Viva cu’ balla viva! rappresenta una terza sezione maggiormente tematica: il centro di gravitazione dello scritto è la cultura del sonu a ballu a Cardeto e nella Valle del Sant’Agata ma con alcune digressioni verso la storia socio-culturale dell’area in oggetto.
L’altra parte dell’otre presenta il sonu a ballu dal punto di vista del musicista popolare, di cultura orale, nello specifico il ciarameddaru (zampognaro).
U Sonu è il risultato di vari anni di ricerca e di riflessione. Un lavoro ripreso e abbandonato più volte nel tempo con le molte contraddizioni che un’esperienza lunga e complessa porta con sé. La descrizione/narrazione condanna alla staticità ciò che rappresenta. Vorrei, quindi, mettere in guardia il lettore dal mio stesso presente etnografico. Scrivere al presente è solo una soluzione formale, è una scelta estetica. Ho disposto su un tavolo ideale una grande quantità di simboliche polaroid scattate nel tempo cercando di individuare fra di esse una trama narrativa, una via per restituire un senso ed una compiutezza comunicativa ad un periodo di osservazione che abbraccia oltre venticinque anni. L’Aspromonte, la Calabria Greca non sono un eden etnografico dove una cultura arcaica della danza resta ad attenderci docilmente in un quadretto ipostatico e incontaminato. La realtà fermenta e si trasforma incessantemente. Fortunatamente le cose “sul campo” non si trovano mai completamente come ce le aspettiamo, imbalsamate, come nel migliore dei musei (etnografici).
Tutta la fase degli anni ’80 è stata dedicata alla danza nel suo aspetto pubblico e rituale. Il punto focale della mia attenzione era l’osservazione delle feste. Da quelle più imponenti come partecipazione (Madonna di Polsi, Madonna della Consolazione) a quelle più marginali, legate alle comunità locali nella provincia di Reggio ed in particolare dell’Aspromonte (il territorio urbano di Reggio, Acquaro, Siderno, Gioiosa Jonica, Riace, Cataforio e la Valle del Sant’Agata sino a Cardeto, Bova, Gallicianò, S. Stefano, la stessa Piana di Gioia, etc.). Progressivamente dagli anni ’90 in poi la mia attività di campo si è orientata sempre più verso la festa a ballu domestica, con un’attenzione particolare verso le comunità cardole e la Valle del Sant’Agata dove la danza non è semplicemente memoria storica, occasione di revival, di folclorismo e di animazione turistica. Cardeto e la Valle del Sant’Agata rappresentano, come spero di aver messo in risalto nel terzo capitolo, un’area dove resiste una cultura coreutica viva, un mondo che si è trasformato economicamente e socialmente ma che, come avrebbe detto Roberto Leydi, non ha inteso “spezzare il filo” con un passato, tutto sommato, prossimo. Anche qui non si tratta di un eden etnografico ma di una realtà contemporanea, con tutte le contraddizioni della contemporaneità.
il CD
1. Soni a ballu 9.41
2. Soni a ballu 4.27
3. Soni a ballu 10.25
4. Sonu du sularu 0.40
5. Soni cull’arganettu usu anticu 4.16
6. Soni a ballu 7.52
7. Soni a ballu 10.38
8. Soni a ballu 6.21
durata totale: 54.54
Fotogallery
Antropologo e musicista, Ettore Castagna insegna Storia delle Culture Locali all'Università di Bergamo.
E' una ricostruzione dettagliata e sagace di tutto ciò che costituisce il "sonu a ballo", ovvero quanto di più distante dall'immagine stereotipata della tarantella si possa immaginare. Castagna guizza, con bella lingua chiara, tra antropologia e letteratura, storia della coreutica e storia della musica: alla fine si ha quasi l'impressione di essere là, nella selva aspromontana, a gustarsi le mille occasioni di vita individuale e collettiva sottolineate dal "suono che fa ballare". Guido Festinese, Modus Vivendi
in dinamico equilibrio quattro capitoli, cinquantatré fotografie e otto tracce audio (...) sono le chiavi per entrare in sintonia con le azioni coreutiche che segnano le feste e i passaggi significativi, matrimoni, celebrazioni religiose e lavorative, nella vita delle comunità della Calabria meridionale. Il cuore del testo pulsa con forza dalle parti di Cardeto e della Valle del Sant'Agata, mentre tutto intorno la musica non si sottrae a esercizi di decostruzione e a entrare nei diversi punti di vista Alessio Surian, Il manifesto
Decostruita la categoria di tarantella, Castagna analizza la cultura coreutica locale: il ballo pubblico, il poco indagato ballo domestico, i suonatori di zampogna. Intorno al capitale simbolico della danza si intessono discorsi di autorità, si mettono in gioco meccanismi di costruzione del popolare, si innestano strategie identitarie e di legittimazione sociale. Ciro De Rosa, World Music
Chiunque volesse familiarizzare con argomenti cruciali e spinosi come il concetto di musica popolare, tradizione, di festa paesana come residuale luogo antropologico per eccellenza - occasione di incontri, danze e sonate - può senz'altro partire da questo (...) breve splendido saggio ad intento divulgativo che indaga con sensibilità sulla musica tradizionale della Calabria, in particolare di quella parte d'Aspromonte ancora strettamente influenzata, almeno fino ai primi del novecento, dagli antichi fasti della Magna Grecia Marco Maiocco, www.discoclub65.it