Ettore De Carolis
Le voci dell'Anio
Musiche tradizionali della valle dell'Aniene (1972-2004)
2008, € 22
Formato 14x19, 22 foto in b/n, pp. 152
Un'appassionata ricerca in una vasta area del Lazio che, lungo il corso del fiume Aniene, ha interessato Trevi nel Lazio, in provincia di Frosinone, e Arsoli, Affile, Anticoli Corrado, Jenne, Marcellina, San Polo dei Cavalieri e Vicovaro, in provincia di Roma, documentando la cultura musicale di una terra dai caratteri e costumi prevalentemente "ciociari".
Svolta in grandissima parte negli anni '70, con insostituibili testimonianze di pratiche strumentali cadute oggi in disuso, la ricerca si è estesa fino agli inizi del nuovo millennio, attestando la persistente vitalità delle culture orali. Canti della mietitura e arie di campagna, sonate per zampogna e serenate per organetto, saltarelli e canti dei bovari, alternati a proverbi, filastrocche, invocazioni magico-religiose e versi di uccellatore, restituiscono così il fascino e la complessità di un repertorio tipico del contado laziale, ricostruito attraverso una straordinaria squadra di esecutori tradizionali.
Con scritti di Maurizio Agamennone, Domenico Ferraro, Gioacchino Giammaria e Alessandro Mazziotti e un significativo corredo iconografico, il volume, nei due cd allegati, offre una documentazione imprescindibile per conoscere la cultura musicale di comunità rurali che, nella comunicazione, privilegiano soprattutto il canto, la musica e la danza.
Ascolta il brano Come sona bene 'sto sonatore
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Ho un progetto che mi sta a cuore: la realizzazione di un CDbook, come si usa dire oggi, per un lavoro di ricerca sulle radici musicali della (mia) terra “Equo-Simbruina”. È un’ampia zona del Lazio Centrale, attorno alla parte superiore del bacino dell’Aniene, una terra di caratteri e costumi ciociari, anche se non fa parte della Ciociaria in senso stretto. Una zona sostanzialmente montuosa che dalla dorsale dei monti Simbruini, Cantari, Ernici -attraverso i monti Affilani, Ruffi e Predestini- si estende fino ai monti Tiburtini, Lucretili e Cornicolani. Territorio (al di là di Tivoli) degli antichi Equi, quella popolazione di Prisci Latini (cioè Latini di prima della fondazione di Roma), stanziata tra i territori (confinanti, limitrofi o viciniori) di Volsci, Ernici, Equicoli, Cicolani, Sabini, Marsi…
Per ora è solo un primo accenno di progetto. I luoghi della ricerca sono Trevi nel Lazio e Filettino, nella provincia di Frosinone, e Jenne, Vallepietra, Arsoli, Affile, Arcinazzo, Anticoli Corrado, Vicovaro, San Polo dei Cavalieri e Marcellina, in quella di Roma. Una striscia di territorio montuoso che, dopo Vicovaro, non seguiamo più lungo il fiume ma deviando un po’, inseguendo soprattutto le tipologie di suoni e di canti e di zampogne: quindi non ci dirigiamo verso Tivoli ma verso San Polo per fermarci a Marcellina, terra di confine da sempre, all’inizio del territorio dei Sabini. Gran parte del materiale da pubblicare proviene dalle mie “registrazioni sul campo”, realizzate soprattutto negli anni Settanta. Altre ricerche (e relative registrazioni sul campo) le ho fatte in tempi recenti, recentissimi. Poi, ultime ricerche intendo farle ancora, all’inizio della primavera 2006, assieme ad Alessandro Mazziotti che, essendo un giovane virtuoso di zampogna di ciaramelle e di flauti, riesce a far rivivere ricordi e canti nei vecchi cantori… Zampogne perché in tempi non molto lontani questo territorio era dominato dai suoni di zampogne: ma le ultime “sampiche” le abbiamo ritrovate nei mesi scorsi.
La zampogna ha accompagnato tutte le espressioni musicali di queste genti, ne ha influenzato il modo di cantare, di tenere i suoni lunghi e nasali. È stata presente in ogni convivio nuziale, in ogni occasione di danza, in ogni serenata, nei mattutini, nei vespertini, nel cantare la partenza, la solitudine, nelle processioni e in altre feste religiose. Attraverso la musica degli zampognari, fondamentale espressione artistica della civiltà pastorale, si ha la possibilità di risalire intuitivamente quasi a una preistoria musicale. Il filo diretto è proprio la “sampogna”, strumento primordiale, rimasto più o meno inalterato nel corso dei millenni, sia nella struttura che nei modi di impiego.
Andare dunque “alla ricerca di suoni perduti” che sono naturalmente quelli popolari -canti, nenie, sonate, strumenti- ma anche forme linguistiche dialettali -motti, detti, espressioni, formule magiche, giaculatorie, non-sense- con il suono così “musicale” della cadenza dialettale. Ma anche “fonosfere” di lavoro: i cavallari, i mulattieri, i bovari, i pecorari ripresi proprio mentre “operano”, gridano, bestemmiano, incitano gli animali, e anche uccellatori (personaggi di altri tempi) mentre lanciano i loro richiami.
Il repertorio sarà quello ricorrente in tutto il Lazio: canti della mietitura e arie di campagna, spesso nella forma “a recchione”, a “chiamata e risposta”; canti “a la biforghetta”, “a la carrara”, canti dei bovari e dei butteri, dei pastori; stornelli e fiori e forme “a la longa”, “a la stesa”; canti vari in ottava rima, “a la poeta”; invocazioni “magico-religiose” e invocazioni perché venga la pioggia; filastrocche infantili, “conte”, ninne nanne, proverbi e detti; canti religiosi, storie di santi ecc. E poi la musica strumentale: le zampogne della valle dell’Aniene, organetti e fisarmoniche ed anche l’armonica a bocca. E la serenata con la zampogna, e quella con l’organetto. E poi naturalmente il tamburello, di varie fattezze, a ritmare il saltarello, danza e forma ritmica fondamentale.
Riguardo al materiale iconografico, credo sia straordinario e in buona parte sconosciuto ed inedito come, per esempio, una ‘fotoricordo’ della seconda metà dell’Ottocento. Ero a Trevi nel Lazio, nel marzo del 2003, e pochi minuti dopo il mio bussare alla sua soglia per chiederle “notizia” sui vecchi suppòrtichi (sorta di androni-portoni comuni a più abitazioni) del paese di mia madre, una vecchia signora di 94 anni mi ha fatto entrare in una cameretta, e mi ha mostrato, incorniciata al muro, una foto di sua nonna, seconda metà dell’Ottocento: una vecchia donna con la faccia a rughe profonde profonde, atteggiamento superbo, ai piedi “ciocie” con punte molto appuntite, calzari da giorno di festa…
Vorrei insomma raccontare bene i suoni di una “fetta” della mia terra natale, della terra dei miei avi materni: l’Alto Aniene, a partire dalle sorgenti (Anio in Monte Trebanorum Ortus), fino alla piana sotto i colli Cornicolani, ai confini con la Sabina. Terra di pastori e contadini; e musicalmente di zampogne e in seguito di organetti. Sonatori, cantori, ma anche uomini che sanno (sapevano) “parlare con gli animali”. Non imitatori, ma persone che convivevano con gli animali e ne imparavano i “linguaggi”.
Non c’è mai stata, mi dicono, in questa fetta di terra, la figura dell’“uccellatore” ma c’era chi sapeva richiamare gli uccelli, dialogare con loro, parlare ai cavalli, alle pecore, ai bovi. Sentite Giovanni Germani, detto Fagotto, che “parla” con i cavalli, ne rifà i versi, si mette a “sbruffare” (a sforà) con i cavalli, col tipico scuotimento della testa, fischia loro a mo’ di nitrito e lo fa lavorando, accudendoli. Ma, vecchio cacciatore, possiede pure un antico “cocchio” di rame per il richiamo degli uccelli: in dialetto trebano questi richiami sono ancora chiamati “Jo Cocchio” oppure “Jo Chiocchio”. E, ancora, Quinto Petrivelli, detto Manucà, che parla con gli uccelli, grugnisce e grufola in maniera assolutamente “porcina”, bela alle pecore; Italo Magliacca che ha rapporti del tutto “fraterni” coi suoi cavalli.
Il materiale, credo tutto importantissimo, è strabordante. Forse bisognerà fare un doppio CD da allegare al libro, anche se io avrei proprio preferito farne uno: ma come si fa a eliminare certi brani e certe forme d’espressione?
Il lavoro “rischia” di diventare alquanto importante.
i 2 CD
CD 1
1. La voce dell’Anio 0.35
2. A la viola 3.41
3. Giorno di festa rondinella mia 1.42
4. Un giorno mi partii da Terracina 1.44
5. La prima volta bella ci chiedo licenza 2.33
6. E metete metitori abbasso e tonno 5.17
7. M’è messo a fa’ l’amore co’ tre zoppe 3.34
8. Uccellatore 0.06
9. Partenza dolorosa e vita amara 0.25
10. E do’ sei stata Rosa tanto tempo 1.46
11. La bonasera la famo col canto 2.16
12. Cavallaro in azione 0.11
13. Ci so’ venuto bella ma pe’ sapere 3.49
14. A tonno 3.04
15. Ci avèa nu bove se chiamèa Fiorello 1.11
16. Uccellatore 0.12
17. Sonno sonnetto che vai pe’ le mura 0.40
18. Sona sonatore famo sala 2.48
19. Le candate a le sambogne 0.20
20. E se n’ci arìvo ce metto la scala 6.00
21. Fa’ la nanna pupì 0.27
22. Vedo ’na biancolina camiciola 1.01
23. Pastorale arcaica 4.51
24. Appulla quand’appulla la caglina 0.08
25. Non me ne curo non saccio cantare 2.36
26. Quand’è sabbeto a sera se Dio vôle 2.16
27. Sempre a canta’ 0.20
28. Alegro metitore abbassa il tonno 0.29
29. Mattutino-Pastorale 2.42
30. Nomi di bovi 0.24
31. Recòrdate de mene 1.53
32. La cavalla “Quadrana” 4.25
33. Un giorno andav’a caccia a palumbelle 1.02
34. E pure la spinadora se lamenta 0.48
35. Affile affile bello già si vede 0.30
36. Fiorin fiorello si non salite voi a cavallo 1.23
37. Regazza piccolina fatti grande 0.55
38. Le malelingue de chisto contorno 1.46
39. Vespertino – Pastorale 2.21
40. Campane di Trevi 0.25
durata totale: 72.34
CD 2
1. Vicino alla macera t’accompagno 0.38
2. E ‘ffaccet’ alla finestra se ci sei 1.15
3. La zampogna di Peppino Passacantilli 0.34
4. E quanto soni bbene 2.40
5. Amore mio nun t’ammalà 3.35
6. Ragazza fai l’amore col mio fratello 1.55
7. Scareca ‘ssa bestia 0.20
8. Sola soletta in cammerina stavo 1.59
9. Te vengo a riverine signora sposa 5.09
10. Mi misse a ffa’ l’amore co’ ‘n moretto 1.30
11. Acqua, Madonna! 0.11
12. Saltarello all’organetto 1.39
13. Tutte le fontanelle se so’ seccate 1.19
14. Pastorella 4.35
15. Uccellatore 0.13
16. E se m’ascolterrete un momentino 3.43
17. E n’ho camminata tanta strada piana 0.49
18. Vado all’inferno e ci trovai ‘n bon vecchio 1.41
19. Gliu pecoraru revota revota 2.59
20. ’No guccitto 0.08
21. Saltarello di Anticoli Corrado 1.27
22. M’ero spogliato e m’ero misso a letto 2.11
23. E gliu pecoraru che ce va a Maremma 0.54
24. Marchicianella ch’alla Marca vai 0.20
25. Come sona bene ‘sto sonatore 2.53
26. Saltarello saracinesco 1.04
27. Fammela vedè(ne) s’è rotta o sana 0.21
28. È tanto tempo che non recantavo 0.46
29. Pastorella di Vicovaro 1.28
30. Inno dei lavoratori e Bandiera rossa 1.32
31. Chi siete voi in questo bel boschetto 5.25
32. Jo sasso che n’è bono pe’ macèra 0.07
33. Stornelli all’organetto 0.45
34. Angiolina bell’Angiolina 5.20
35. Pastorella alla zampogna 2.13
36. Santa Barbera e Santa Lisabetta 0.08
37. E de stornelli io ne saccio tanti 1.01
38. E te credevi che m’ero perduto 4.56
39. La voce dell’Anio 0.36
durata totale: 70.19
Alcune fotografie di e con Ettore De Carolis
Ascolta l’intervista a Carpitella in Appunti di musica folklorica
Ettore De Carolis,musicista e compositore, nonché autore di memorabili trasmissioni radiofoniche sulla musica popolare, ha svolto attività di ricerca sul campo in Abruzzo, Lazio, Molise e Puglia. Tra le sue pubblicazioni, i tre dischi della collana Albatros dedicati alle musiche del contado laziale.
Ettore De Carolis, musicista e ricercatore, presenta qui i frutti di una impegnativa ricerca in una vasta area del Lazio, quella che accompagna lo scorrere del fiume Aniene. Ne emerge una notevole "tenuta storica" dei patrimoni orali, dalle serenate per organetto alle invocazioni magico-religiose, dai canti della mietitura alle sonate per zampogna. Registrazioni tra il 1972 e il 2004, ben antologizzate nei due cd a corredo Guido Festinese, Alias/il manifesto.