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Valentino Santagati, a cura di,  

Intrecci sonori 

Tracce di un ecosistema acustico in Calabria 
2021, € 14

 

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€14.00
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 La cultura rurale di qualche decennio fa, al contrario di quella ufficiale degli ultimi secoli, si affidava molto più all’udito che alla vista, senso quest’ultimo considerato poco adatto ad accedere al soprannaturale: a quel brulichio di presenze divine e demoniache, di anime dei defunti alla portata delle orecchie di chi si aggirava nelle campagne, a quella dimensione sensibile alle manifestazioni sonore di pastori e contadini immersi in una concezione panica della natura sopravvissuta per vie sincretistiche al cattolicesimo, e desiderosi di dare il loro contributo a un mondo percepito come armonia, orchestrazione di espressioni acustiche omogenee.

È evidente nella sequenza di registrazioni di questo CD l’interazione profonda tra i versi degli animali, la musica degli elementi naturali, la ricerca da parte degli umani di particolari sonorità vocali, le scelte timbriche che guidano la costruzione e l’accordatura di strumenti come la zampogna e il doppio flauto di canna. Viene fuori la testimonianza di un paesaggio sonoro di cui oggi si possono ascoltare solo qua e là alcuni brandelli, ormai circondati dall’ipertrofia di strade asfaltate e bombardati da motoseghe, trattori, decespugliatori e altre amenità che stanno rendendo gli ambienti rurali simili ai desolanti inferni industriali:  testimonianza indispensabile per chi intenda accostarsi in maniera pertinente alla cultura musicale di tradizione orale dell’estremo meridione peninsulare e per chi abbia voglia, mettendo a confronto tanta bellezza con l'attuale triste realtà, di aprire le orecchie su un aspetto non secondario del degrado in cui ci dibattiamo.

Valentino


Elusa la detenzione detta posto fisso grazie a un errantesco giullarato, Valentino Santagati si è sempre giovato, in povertà sua lieta, della disponibilità di tanto tempo improduttivo: si dedica ai rapporti umani, all’orto, a fischiare coi merli e alle passeggiate e spera che l’umanità cominci a considerare un crimine l’affarismo sviluppista prima di approdare all'autodistruzione

 

 

 E non è, come potrebbe sembrare, un bizzarro esperimento di registrazione di canti tradizionali e di suoni presi dalla natura e dalla fauna locale ma il riconoscimento finale di un lungo tragitto di studio che unisce ambiente e antropologia, musica e ecologia,  militanza politica e resilienza Fabio Francione, Il cittadino 

La zampogna e il doppio flauto di canna ritornano alla dimensione della magia, sfuggono alla finzione a cui sono stati costretti dalle mode etniche. Il paesaggio sonoro si materializza nella sua interezza, si sottrae ai rumori molesti di una modernità imposta. (…) La cultura musicale, il suo meccanismo orale, dell’estremo meridione peninsulare, producono una bellezza spropositata, solenne. L’udito apre una vista vera agli occhi; la quotidianità a cui si è costretti emerge in tutta la propria tristezza. (…) Gli intrecci sono sirene, un messaggio irresistibile; Valentino ha colto la voce di Mana Gi. Ha riprodotto il suo appello accorato. Tutto è ancora possibile, ed è ascoltabile, dentro un intreccio che un miracolo di suoni Gioacchino Criaco, Tortugamagazine

Il lavoro non si propone come indagine etnomusicologica, perché piuttosto intende richiamare l’attenzione sull’aspetto percettivo, sulla centralità della dimensione uditiva nella cultura agro-pastorale calabrese incentrata sull’oralità, su relazioni e intrecci, suffragati anche da analisi foniche di strumenti tradizionali e ritmi degli animali, che guidavano costruzione e accordatura di strumenti come zampogne e flauti o dei campanacci dei greggi. Non è casuale che questo album sia pubblicato proprio in una fase storica in cui abbiamo fatto i conti con uno sconvolgimento delle bulimiche attività umane, che ha silenziato il pianeta, consentendoci di fermarci ad osservare e soprattutto ad ascoltare i luoghi come si sapeva fare in passato Ciro De Rosa, Blogfoolk

Un'affascinante immersione nel canto della natura Gaetano Menna, Mondo agricolo

Il soundscape naturale autentico fuori dalle rotte vacanziere intrecciato alla presenza antropica, alla musica restituita al proprio contesto: fascino infinito Guido Festinese, Alias-Il Manifesto  

Il concetto centrale è quello di restituire la musica e i suoi attrezzi anche remoti (zampogne, doppi flauti, tamburi, flauti di corteccia, organetti) e il canto (asperrimo e incantante) all'intero soundscape, evitando quella manovra di asettico “isolamento” della fonte sonora specifica antropica dal contesto naturale dove quella musica “accade”, come avviene sui dischi revivalistici. Inutile dire che questo breve viaggio di suono e di suoni emana un fascino potente e scabro Guido Festinese, Il giornale della musica

un prezioso Cd con un affilatissimo booklet (...) Trenta fulminei minuti di suoni della natura, dalle fiumare alle cicale, di suonate su strumenti tradizionali: flauto di corteccia, doppio flauto di canna, zampogna “a la moderna”, tamburelli, organetto, canti secondo il sistema armonico mediterraneo, non tonale ma modale Bruno Giurato, Pangea

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