Fratelli Mancuso
Manzamà
Targa Tenco 2021 Album in dialetto
Premio Loano Miglior disco 2020
2020, € 18
Formato 14x14, pp. 48, con foto a colori e in b/n
Compositori e polistrumentisti animati da una vena poetica e musicale di assoluta originalità, i Fratelli Mancuso cantano storie intessute di idiomi e suoni antichi che, nei vortici di una continua affabulazione, ritornano incessantemente alla loro terra natìa, la Sicilia, dove grazie alla loro arte sembrano fondersi mondi in apparenza inconciliabili.
Eredi privilegiati di una tradizione che hanno trasfigurato nel prisma dei loro innumerevoli strumenti e alfieri di un canto intimo ed essenziale, Enzo e Lorenzo Mancuso ritornano a tessere filati di straordinaria fattura, in mirabile equilibrio tra il filo della memoria personale e il respiro solenne della storia. Immersi in una dimensione quasi onirica, intimi e a volte anche sofferti quadri di vita quotidiana si aprono così, con squarci di grande impatto, sulle tragedie che dilaniano il nostro presente.
Ad oltre dieci anni dall'ultimo album di inediti, Manzamà si configura come il culmine di una creatività fuori dal comune e si avvale del prezioso apporto di altri artisti e compositori, tra i quali Franco Battiato e Aldo Giordano (che hanno curato gli arrangiamenti), Marco Betta, German Diaz, Ferruccio Spinetti e Giovanni Sollima, e si realizza in collaborazione con 802 Records.
Nel ricco libretto, i dipinti originali di Beppe Stasi a commento di canti che trasudano di esperienze vissute in prima persona, nel corso di una carriera decisamente fuori dal comune.
Una breve biografia dei Fratelli Mancuso
Nativi di Sutera, Enzo e Lorenzo Mancuso emigrano negli anni’70 a Londra dove, per otto anni, lavorano in fabbrica, mentre nel tempo libro, a contatto con circoli e teatri, iniziano a ricomporre i frammenti del patrimonio musicale della loro terra. Ritornati in Italia, nei primi anni ’80 si esibiscono in Germania e in Francia, per lo più in piccoli teatri.
Decisivo per la loro carriera l’incontro con Joaquin Diaz, il grande etnomusicologo spagnolo, monumento vivente del folklore iberico, con il quale avviano un rapporto di collaborazione che sfocia nella pubblicazione, in Spagna prima che in Italia, dei loro primi due CD, Nesci Maria (1986) e Romances de alla y de aca (1990). Nel 1993, dopo aver dedicato un altro CD al loro paese natìo, vincono il Premio Recanati. Nel 1997 pubblicano il CD Bella Maria, e partecipano, come compositori e attori, al film Il talento di Mister Ripley di Anthony Minghella, inaugurando una collaborazione con il cinema e il teatro d’autore che dura tuttora e che ha un suo riferimento privilegiato nelle opere di Emma Dante. Nel 2013, alla 70a edizione della Mostra del cinema di Venezia, vincono il Premio Sound Track Stars e, l’anno dopo, ottengono la nomination al Globo d’Oro e al Nastro d’Argento per la colonna sonora del film Via Castellana Bandiera della regista siciliana.
Da ricordare ancora, nella loro discografia, Italian Odissey, inciso nel 2000 per la Putumayo World Music Records, e distribuito in tutto il mondo, Cantu, del 2002, e il cd edito ancora una volta in Spagna, nel 2004, Trazzeri. Nel 2017 hanno vinto il premio alla carriera del Premio Loano.
Enzo e Lorenzo Mancuso, Come in un vortice
Molti pensieri e molte immagini affollano, in questo momento, la nostra mente. Come dentro a un vortice si rincorrono i fatti, le storie, i volti che hanno nel loro insieme contribuito a formare, passo dopo passo, il nostro percorso umano, ideale e artistico e che ci portano, oggi, a un approdo così importante e significativo.
Siamo nati negli anni cinquanta del secolo scorso. Abbiamo conosciuto la Sicilia dei mestieri, dei contadini, degli emigranti. Abbiamo fatto in tempo ad ascoltare dalla voce delle donne e degli uomini i canti nelle chiese, nelle strade, nelle botteghe artigiane, nelle mulattiere, tra i campi. Nel lasciare la Sicilia, insieme al nostro bagaglio, abbiamo portato con noi la reminiscenza sonora di quel mondo che è diventata col tempo il lievito e il sale della nostra immaginazione musicale. Quel bagaglio, con gli anni, si è arricchito dei rumori delle città, delle fabbriche, delle voci del mondo, dei poeti e dei musicisti che abbiamo conosciuto, portatori tutti e testimoni di uno stupore del mondo che ha reso fecondo il nostro sguardo e la nostra espressione.
Grazie a tutto questo oggi sappiamo di cosa è fatto un canto, sappiamo che c’entra, in qualche modo, con la vista di un paesaggio, con il calore di una stretta di mano, con il suono di una parola, con la ferita che è alla ricerca incessante di un nome che la identifichi, con il ricordo dei vivi non più vivi. Sappiamo, ed è questo soprattutto il nostro caso, che il canto è la nostra fratellanza, questa alternanza di respiro e di memoria che tiene viva la brace della voce e nella sua incandescenza si fonde in unico suono, gemito, espressione.
Questo canto a noi sembra un bravo calligrafo: rende leggibile ogni scrittura, ogni cancellatura con cui la vita scrive il suo romanzo. ed è con questa immagine, con queste semplici parole in cui si identifica la nostra ricerca che noi ci congediamo.
Il CD
1 Lassami dòrmiri (5:20)
2 Manzamà (4:47)
3 Lacrima (4:39)
4 Occhi di vitru (3:43)
5 Li suonni (3:58)
6 Deus meus (4:38)
7 Ti canùsciu firita (4:26)
8 Tu vidé ti nni va (3:13)
9 'Nti la nacuzza ci trasi lu suli (4:53)
10 Animi (5:00)
11 Rosa di carta (5:00)
12 Un velu d’aria (3:09)
13 La scinnuta (3:37)
14 Cori miu (3:05)
Testi e musica: Enzo e Lorenzo Mancuso
ad eccezione di Nti la nacuzza (Tradizionale-Lorenzo Mancuso) e di Cori miu (Marco Betta-Onofrio Mancuso)
Arrangiamenti: Franco Battiato (Quartetto d'archi in Lassami dormiri, Occhi di vitru, Rosa di carta e Un velu d'aria) e Aldo Giordano (Ti canùsciu ferita, Li suonni, Manzamá e Animi)
Enzo Mancuso: canto, chitarra, saz baglama, sipsi, flauta de sabugheiro, viola, sansula, viola de beiroa
Lorenzo Mancuso: canto, harmonium
Giovanni Sollima: violoncello (Cori miu, Lacrima e Deus meus)
Marco Betta: pianoforte (Cori miu)
Gérman Diaz: ghironda (Ti canùsciu ferita, Tu vidè ti nni va) e lira organizzata – ghironda (La scinnuta e Nti la nacuzza)
Mario Arcari: duduk e oboe (Animi) e launedda, duduk e clarinetto (Ti canùsciu ferita)
Peppe Frana: oud (Manzamá)
Arnaldo Vacca: percussioni (Manzamá e Ti canùsciu ferita)
Ferruccio Spinetti: contrabbasso (Manzamá)
Mosé Chiavoni: clarinetto (Li suonni)
Aldo Giordano: pianoforte (Li suonni, Ti canùsciu ferita e Animi)
Andrea Amico: contrabbasso (Ti canùsciu ferita, Li suonni e Animi)
Francesca Bongiovanni: violoncello (Animi e Manzamà)
Marco Alessi: chitarra (Ti canùsciu ferita)
Patrizia Capizzi: chitarra (Ti canùsciu ferita)
Massimiliano Dragoni: salterio (Lassami dormiri)
Quartetto d'archi (Li Suonni e Ti canùsciu ferita)
Laura Gallo (violino), Francesca Bongiovanni (violoncello), Luigi Sferrazza (violino) e Filippo Di Maggio (viola)
Quartetto d'archi (Lassami dormiri, Occhi di vitru, Rosa di carta e Un velu d'aria)
Andrea Cortese (1° violino), Azusa Onishi (2° violino), Elga Ciancaleoni (viola) e Ivo Scarponi (violoncello)
Cori (Ti canùsciu ferita e Rosa di carta)
Gruppo Vocale "Amoris Laetitia" (Fabio La Marca, Giovanni Bunoni, Alessandro Pistone, Francesca Di Giugno, Gabriele Ferrara, Andrea Manta e Nino Moribondo)
Voce bianca (Animi) Elisea Sciacca
Registrato presso ENTROPYA Recording Studio Perugia, RECstudio San Cataldo (CL), -Studio Almendra Palermo, Giottomusic Perugia, Estudios Casabranca Cospeito - Lugo Spagna
Mix e mastering: Aldo Giordano (RECStudio)
Fotogallery
Forti di una consacrazione internazionale e insigniti di numerosi riconoscimenti, dal Premio Recanati al Premio Sound Track Stars, e con una lunga collaborazione, come compositori, intepreti ed attori, con il teatro e il cinema, i Fratelli Mancuso, con Manzamà, sono all'ottavo album.
I Fratelli Mancuso sembrano oggi quello che ieri era il significato di una tradizione. Il loro modo armonico di cantare ha fatto si che chi avesse avuto voglia di conoscere da dove veniva il nostro canto lo avrebbe potuto fare semplicemente ascoltandoli. Dire quindi che sono mitici nel senso di mitologici, nel senso di fortissima presenza antica è dire quanto sono importanti Marco Ranaldi, Sipario
Un piccolo gioiello (...) Mi ha ricordato Creuza de mà di Fabrizio de André, quella sensazione straniante di immergersi in un’opera senza tempo, lontana dalle mode e sospesa magicamente tra le influenze ancestrali, questa volta la musica araba e spagnola, l’antica cultura siciliana, le polifonie sacre e certi lieder ottocenteschi. Un disco che pretende attenzione e rispetto durante l’ascolto e in cambio regala un viaggio emozionante. (...) Saranno queste atmosfere oniriche, le voci e gli strumenti antichi di Enzo e Lorenzo, le ballate e le ninne nanne dai testi bellissimi (da leggere, c’è la traduzione a fronte), i contributi musicali d’autore (come alcuni arrangiamenti di Franco Battiato) o gli evocativi dipinti di Beppe Stasi che impreziosiscono il libretto, tant’è che questo disco mi è apparso una specie di antidoto contro il tanto rumore che affolla le nostre giornate e che qualcuno si ostina a chiamare musica Marcello Parilli, Il corriere della sera
I Fratelli Mancuso sono tra coloro che più hanno fatto da ponte tra passato e futuro, collocandosi artisticamente in un presente rinnovato negli usi di linguaggi e strumenti musicali antichi sostenuti però da arrangiamenti estremamente attuali Fabio Francione, Il cittadino
I fratelli Mancuso rappresentano oggi quell'indispensabile memoria sonora che ci è utile per non dimenticare. Nella loro ricerca attentissima alle radici, hanno fatto della musica popolare siciliana la loro musica, la loro espressione. In anni di studio e di lavoro sulle fasce mediterranee e non solo hanno costruito un'idea di suono rara e invidiabile Marco Ranaldi, Left
Un viaggio senza meta nel fertile bacino del Mediterraneo, tra ritmiche soffici e sospese, melodie dai richiami arabi, dolci nenie e loop ammalianti, a raccontare soprattutto le inquietudini dell’esistenza, il malessere per un vivere spostato, la magia dei sogni perduti e recuperati (...) l'eterea consistenza della vita che non trova pace dilaniata com'è tra anima e carne Alberto Marchetti, Vinile
Raffinata e spontanea, colta e popolare, la musica dei fratelli Mancuso è unica nel rimanere magnificamente sospesa tra radici ancestrali e sensibilità attuale e nel sapere elevare ad espressione universale ciò che viene espresso coi modi più genuini della tradizione siciliana Gigi Razete, La repubblica-Palermo
Una strana, ammaliante intensità onirica (..) Tutto ha funzionato, tutto ha la sua nicchia. Ronzano e incantano le pronunce nasalizzate dei fratelli siciliani, il gioco d'alternanza mette in conto picchi scabri e vertiginosi di terze creando quell'effetto magico che spesso ha solo la vera musica popolare. Difficile indicare vertici in un disco fatto di altezze Guido Festinese, Il giornale della musica
Canzoniere del tempo, radicalità del canto non compiacente, canto profondo di corpi stretti nell’abbraccio, voci nude e congiunte dal timbro penetrante e risonante, suono “osseo e di pietra” che genera espressività intima e solenne. Anche gli strumenti con cui si accompagnano, frutto d’incontri e di viaggi lungo il Mare Mediterraneo, sono di volta in volta sostegno e dialogo con le due voci-strumento. Ciro De Rosa, Blogfoolk
La forza tellurica delle composizioni scritte dal duo. Piccoli incanti che passano tra cuore e polmoni, cantati in una lingua i cui accenti appartengono al mondo intero: leggeri come il sogno e dolorosi quanto la carne Carlo Babando, Blow Up
Le produzioni dei Fratelli Mancuso suggeriscono sempre un approccio ravvicinato, uno sguardo necessariamente libero da ogni congettura, attraverso il quale è inevitabile toccare il nervo vivo di ogni singolo fonema. Sembra quasi che non si possa parlarne senza essere impollinati dall’armonia delle loro parole, dall’organicità di una musica sempre comprensibile (oltre i linguaggi), essenziale eppure raffinata, “primaria”, fondamentale Daniele Cestellini, Blogfoolk
I fratelli Mancuso sono il meglio che l'Italia ha da offrire musicalmente, giudizio che dovrei estendere forse a tutta l'Europa. Ho avuto modo di definire il loro album "Bella Maria" il miglior CD del XX secolo e i CD successivi sono stati tutti dei capolavori sublimi. (...) La ricchezza di questo nuovo CD, però, difficilmente può essere superata. Un record di crescita sublime, e se dovessi comprare un solo CD quest'anno, comprerei senz'altro questo. È anche confezionato in un bellissimo libretto con dipinti che illustrano magnificamente le canzoni. Un must assoluto! Moors Magazine
Il punto più autorevole per quanto riguarda la ricerca suonata della musica popolare (...) La forza della scoperta, del definire quello che oggi è il suono dei popoli è diventato per Enzo e Lorenzo Mancuso motivo di vita e di arte (...) Manzamà è il risultato di un universo di scoperte, conoscenze e collaborazioni Marco Ranaldi, Raro
I Fratelli Mancuso sono tra le voci più autorevoli di una musica siciliana che guarda alla carne viva del folk e lo immette nei vortici di una continua affabulazione Valerio Corzani, RSI-Radio Svizzera Italian
Le loro “storie in versi” mostrano una straordinaria capacità di affabulazione, riescono a coinvolgerti con un sapiente mix di parole e suoni; sanno trascinarti in mondi apparentemente inconciliabili, dove memorie personali legate alla natia Sicilia si fondono quasi per miracolo con i grandi e dolorosi eventi della Storia. Un valore aggiunto è dato dall’elegante veste grafica del disco e dalla bellissima serie di appassionati e intensi acquarelli di Beppe Stasi il quale ha saputo legare intimamente le immagini alle canzoni Alberto Pellegrino, Musicultura on line
Come dentro a un vortice, la loro creatività enfatizza tradizione e storia, passione e duro lavoro, sapori antichi e fratellanza. Manzamà è uno scrigno di pathos, perfettamente assemblato da un package che ormai è il marchio di fabbrica della romana Squi(libri) Giancarlo Passarella, Musicalnews
Un capo d'opera che resterà (...) l'invenzione di melodie modernissime che sembrano remote, Battiato (...) e Aldo Giordano che regalano scintille maestose di arrangiamenti Guido Festinese, Alias-Il manifesto
Il filo della storia e della memoria si armonizza con un canto essenziale che non rinuncia ad incunearsi in arcane atmosfere di indiscutibile incanto. (...) I testi sono preghiera ed anima di un lavoro che ristora per le scosse di antichità sparse da ghironde, saz, baglama e salteri. Questo dei fratelli siciliani è un viaggio nell'esotico e nella mediterraneità, è uno squarcio su una musica limpida e struggente, su un componimento che sembra volerci ricordare che si vive nel presente anche perché un suono arcaico può rinascere e trovare una sua originale vibrazione perché siamo fatti di quello che siamo stati Mimmo Mastrangelo, Il quotidiano del sud
Una nota di merito va alla Squi(libri) Editori che, come da consuetudine, ha rivestito splendidamente la confezione dell’album, rendendo indispensabile la consultazione di un libretto in grado di valorizzare ulteriormente l’opera, dagli affascinanti dipinti di Beppe Stasi che corredano il tutto, alle parole dei testi, così pregnanti ed evocative Gianni Gardon, Pelle e calamaio
E’ un disco che affonda le radici nella tradizione popolare, rivista attraverso un lavoro di recupero vocale e strumentale estremamente curato. Le tracce mostrano un percorso interiore che è condizionato dalla quotidianità di una terra affascinante, quanto difficile da affrontare. Una sorta di meditazione in note dove compaiono tecniche musicali che vengono temporalmente da lontano e che si aprono all’altra sponda del Mediterraneo Michele Manzotti, Il popolo del blues
Decorato con un bellissimo libretto miniato con acquerelli (…) Quello che sulla carta sembra un laboratorio di curiosità, si dipana come un universo musicale pieno di malinconia, che suona come se fosse sempre esistito, ma di cui non si sospettava nemmeno l'esistenza. (…) UN VERO CAPOLAVORO Ton Maas, Mixed World Music
La Sicilia che raccontano arriva dall'eternità del passato, eppure non ricalca in nulla gli stereotipi dell'isola. (...) La memoria va coltivata in modi né accademici né olografici, il ricordo deve potersi trasformare in materia viva, in flusso emotivo utile a smuovere menti e cuori. (...) è la dura esperienza di vita dei Mancuso stessi ad essere filtrata in testi arcigni, poco inclini al lieto fine e all'autocompiacimento. Le sonorizzazioni appaiono di gran pregio, guardano ancora a Sud oppure verso Oriente nella scelta degli strumenti e il contributo non superficiale di uno stuolo di illustri ospiti (Giovanni Sollima, Mario Arcari, Peppe Frana, Arnaldo Vacca, Ferruccio Spinetti) illumina il disco Piercarlo Poggio, Blow Up
Una volta che - in senso figurato - ti immergi nella lingua dei Fratelli Mancuso, scopri un mondo che, come il libretto che lo accompagna, contiene una bellissima gamma di colori intensi. Ho potuto sperimentarlo di persona: questo disco crea dipendenza e arriva al punto giusto in questi giorni bui, stretti tra due ondate di Coronavirus. Un disco fantastico per chi vuole scavare in profondità! Dani Heyvaert, Roots Time
Il risultato è un'ora di musica piena di tutto ciò che ci aspetteremmo in un contesto del genere: eleganza e suggestione, cura estrema per il dettaglio, perché nulla esca da un tono lieve, colloquiale, essenziale quanto intriso di profonde fragranze Alberto Bazzurro, Musica Jazz
Dopo più di dieci anni, i fratelli siciliani Mancuso presentano finalmente un nuovo lavoro con il bellissimo Manzamà. La combinazione della loro voce terrosa e la raffinata orchestrazione strumentale conferisce al loro folk un tocco artistico che può essere definito stupefacente Eric Van Domburg, Heaven Magazine
Dopo una lunga gestazione creativa e, a dieci anni di distanza dall’ultima produzione discografica, i Fratelli Mancuso ritornano con un sontuoso lavoro, regalandoci con Manzamà una sintesi del loro viaggio artistico e biografico. Il senso di un continuo movimento è stato tradotto e incorniciato impeccabilmente dai dipinti di Beppe Stasi, che narrano visivamente i luoghi interiori di Enzo e Lorenzo Mancuso Viviana Berardi, L'isola che non c'era
Tra malinconia e vissuto, morte e speranza, discesa e ascesa alla vita. E’ un vorticoso viaggio nella tempesta dei sentimenti, di chi è migrante in movimento o da fermo, dallo spazio o dal tempo, migrante dalla vita o dalla morte. In un album senza confini. Nei brani si susseguono lacrime siciliane, lamenti e preghiere, ma se chiudi gli occhi nei raffinati arrangiamenti puoi scorgere la vita Giulio Scarantino, L'Antenna
Un piccolo capolavoro (...) che ti avvolge incantatore con i richiami profondi alla tradizione siciliana e mediterranea, con la bellezza di testi poetici e duri e con la ricca strumentazione Raffaello Carabini, 50+
Splendida pubblicazione, come tutte le novità dell’etichetta italiana Squilibri, Manzamà (…) è una delle vere perle della musica italiana con quattordici creazioni artistiche, meravigliosamente malinconiche, (…)e i Fratelli Mancuso sono tra i migliori Pieter Wijnstekers, Heaven
I versi dei Mancuso, in una perfetta simbiosi con le musiche, riescono a passare da una dimensione onirica, intima, esistenziale a una dimensione più tragica e solenne: in essi confluiscono sogni e sentimenti, volti e ricordi, fame e sofferenza, disperazione e solitudine (...) e alla fine si augurano che la speranza possa un giorno rifiorire come una rosa Alberto Pellegrino, La Rocca
Esistono fenomeni artistici di rara peculiarità, dei veri e propri unicum. In questa speciale categoria va annoverato il duo dei Fratelli Mancuso (...) Un nuovo ammaliante lavoro (...) Senza alcun sentimentalismo, scampando alle facili oleografie: e mai niente di già sentito, in un rifiuto categorico di qualsiasi retorica (...) Tanta severa austerità si alimenta in un'estrema ricchezza e ricercatezza sonora Gianluca Veltri, Il quotidiano del sud
Manzàma, released by the Rome-based company Squilibri, It is an ambitious project. In addition to the brothers, there are 14 musicians, two string quartets (arranged by Franco Battiato, one of Sicily’s most renowned composers and musicians), and a vocal chorus. The instrumentation, European and Middle Eastern, mirrors the pan-Mediterranean world of the texts: there are guitars, clarinet, piano, oboe, violin, contrabass; but also oud, saz baglama (a Middle Eastern long-necked lute), sipsi (a single-reed flute used in Turkish and Greek folk music), duduk (Armenian double-reed wind instrument), flauta de sabugheiro (Portughese cane flute), sansula (a “thumb piano” similar to the kalimba), and viola de beiroa ( a 12-string, guitar-like Portuguese instrument) George De Stefano, La voce di New York
Dopo un decennio di silenzio discografico (...) un nuovo capolavoro ovviamente in siciliano (...) Con una precisa, evidente, a tratti squassante vigoria poetica delle liriche in siciliano, che s’appoggia molto bene ad arrangiamenti screziati ricchi di spunti sonori e sfondi sovrapposti; e viene rilanciata da voci misurate ma sempre intense, oltre che nitide. (...) un viaggio davvero spettacolare e composito in un mondo fra antico e moderno che sa però parlare all’uomo di oggi; bussando, primariamente, alle porte dell’emozione. Ché non serve capire il siciliano, per commuoversi e comprendere il senso ultimo, a tratti terapeutico, di Manzamà Andrea Pedrinelli, Da sapere
Un lavoro che riunisce esperienze vissute in prima persona in tutti questi anni, anche con la conoscenza di mondi e culture assai diverse dal punto di vista antropologico, e una carriera ma anche una vita fuori dal comune Rita Boini, Il corriere dell'Umbria
Occorre talvolta superare questioni di “genere” e proclamare che le tradizioni musicali popolari dialettali italiane possono assurgere a livelli di dignità internazionale. Prova evidente ne sono i Fratelli Mancuso (...) con Manzama’, prodotto raffinatissimo (...) Ascoltatelo e mi ringrazierete Andrea Trevaini, Buscadero
La ricerca e l’accuratezza nella composizione fa trasparire un lavoro di cesello per le costruzioni armoniche e le scelte delle parole. Si prenda per esempio il testo di Animi: è l’elenco di nomi di persone morte nel vano sforzo di arrivare in una terra dove la loro vita poteva essere migliore. Ma se si vuole apprezzare a pieno l’arte dei Mancuso, si può ascoltare (ma non vuole essere discriminatorio per altri brani dell’album, tutto assolutamente coinvolgente), Deus Meus, dove le parole di un passo tratto dal Vangelo di Matteo, ci portano nel clima sacro dei canti devozionali e dei riti sacri legati alla Settimana Santa. Qui le voci di Enzo e Lorenzo ci conducono in una sorta di lamentazione ipnotica e polifonica, supportata dal violoncello di Giovanni Sollima che crea un bordone a sostegno. Un’atmosfera dove terreno e divino hanno modo di mischiarsi Riccardo Santangelo, My Urby
Un tassello fondamentale nello sviluppo della cosiddetta musica di tradizione che però guarda anche in avanti. (...) Lo spessore di un’opera come Manzamà è tale per cui si può già parlarne come di un classico del folklore siciliano, se non addirittura di tutta la tradizione mediterranea Gabriele Longo, Chitarra acustica
E' un lavoro di grande forza musicale, quasi onirica, ma anche di particolare cura per le parole, in un siciliano modellato al meglio per aderire al canto intimo profondo e intimo dei due fratelli Enrico Deregibus, Avvenire
Prendendo le distanze da tamburelli e tarantelle di un versante canoro popolare sempre allegro e giocoso -ma anche da ogni nostalgico sentimentalismo- procedono con un intenso lavoro di interiorizzazione ad accordare il materiale tradizionale con l’intensità di un sentire -se stessi e il mondo- che non assume mai forma di memoria privata, di esplicita messinscena dell’io; alla luce di un’acuta sensibilità contemporanea vanno invece alla ricerca di sonorità che, senza soluzione di continuità tra storia personale e collettiva, tra passato e presente, possano far vibrare le corde drammatiche dell’umano esistere nel fondale di una mai risolta storia d’ingiustizia. Una scelta radicale, quella di Enzo e Lorenzo, tesa a educare e a modellare la loro vocalità in direzione opposta al bel canto, con un rigore espressivo che nulla concede al melodioso, cercando la dissonanza, il canto che disturba. Che costringe a vedere il dolore del mondo Maria Attanasio, Gli asini
I Fratelli Mancuso, Enzo e Lorenzo, sono fra i più interessanti rappresentanti del canto di Sicilia: quello vero, fatto di suoni e di silenzi, di morbidezze e durezze vocali, di tradizione e intelligenza di espressione. Eccellenti cantori, compositori e polistrumentisti vanno alla ricerca dei mondi perduti della grande tradizione popolare e antica e raggiungono effetti di straordinaria bellezza, che non solo incanta, ma rapisce in un solco intimista e onirico che tutti, misteriosamente, ci portiamo dentro Anna Menichetti, RSI-Radiotelevisione Svizzera
Manzamà dei Fratelli Mancuso (...) travalica per molti aspetti i meriti per un uso decisamente poetico del siciliano, è un album pieno di suggestioni e di atmosfere, splendidamente suonato e cantato, e si avvale anche degli arrangiamenti in quattro brani di Franco Battiato, (...) Un affresco che si ricollega alla grande canzone tradizionale e riprende per molti versi un discorso il cui filo passa anche per la produzione di Fabrizio De André, a cominciare dall'album in genovese Creuza de mä Carlo Moretti, Repubblica
Il progetto intreccia il passato e il presente della musica in composizioni intime ed essenziali che tratteggiano intensi paesaggi sonori in equilibrio tra la memoria personale e il respiro della storia Is. Pugliese, Trovaroma-Repubblica
Credo davvero che questa Targa Tenco sia un giusto riconoscimento alla forza evocativa che trasuda dalle tracce, perché “Manzamà” si innalza sopra la scena attuale e s’inabissa nella nostra anima, ci risuona proprio Andrea Caponeri, Il cantautore
Musicisti che recuperano canti di tradizione o ne inventano e scrivono con feconda passione e con il massimo rispetto per una grande tradizione (...) Musica perfetta, evocativa e trascinante (...) Se meritano l'attenzione e il rispetto (e in molti l'affetto) di cui sono oggetto è anche perché le loro radici sono quelle di tanto Mediterraneo e dunque di tanta Italia Goffredo Fofi, Il corriere del mezzogiorno