UmbriaEnsemble & Lucilla Galeazzi
Donna, voja e fronna...
Premio Loano 2020
2020, € 15 , formato 14x14, 48 pp, con 8 foto a colori
La rivisitazione di un viaggio etnomusicale iniziato negli anni Cinquanta del Novecento (con le registrazioni in Umbria di Diego Carpitella e Tullio Seppilli) per coronare un amore, altrimenti impossibile, tra le musiche orali della tradizione contadina centro-appenninica e i suoni di un ensemble di formazione classica.
Un progetto di Piero G. Arcangeli per una relazione feconda e dagli esiti sorprendenti nelle diverse possibilità di approccio, dalla più godibile alla più spericolata, e nelle svariate combinazioni tra le fonti originali – restituite da una voce di connaturata autenticità e pertinenza stilistica, come quella di Lucilla Galeazzi – e le interferenze in contrappunto di cameristi di chiara fama – i componenti dell’UmbriaEnsemble – chiamati a misurarsi per una volta con l’altra musica.
Una sorta di registrazione live, infine, di una performance concertata che l’ascolto indiretto consegna alla ciclicità della memoria: è musica del nostro tempo, quando torniamo ad amarla, fascinosa quanto utopica immagine di quel che siamo e proviamo a diventare.
Il Cd
tr. 01. E me ne vojo anna’ 3:12
tr. 02. Dialoghetto 1:56
tr. 03. Lo benedico lo fiore di canna 3:24
tr. 04. Caruccio appassionato 2:16
tr. 05. Lo benediri lo fiore di l’olmo 2:12
tr. 06. Mazzetto di viole e ‘n filo nero 2:28
tr. 07. Vatti a vesti’ Susanna 3:51
tr. 08. Ninnananna pupo bello/Turutù 2:01
tr. 09. Tratto II 5:30
tr. 10. A modo di saltarello 1:48
tr. 11. Alzando gl’occhi al cielo 3:40
tr. 12. Bondì e bongiorno mia bella signora 3:00
tr. 13. Ecco che la sposetta (Rinello) 2:49
tr. 14. C’erano due sorelle (Cecilia) 4:08
tr. 15. Quando che santa Barbara 1:55
tr. 16. Già condannato il figlio 3:48
tr. 17. Stabermater 3:42
tr. 18. E le stelle del cielo son quaranta 2:20
tr. 19. E lo mio amore non viene e non manda 2:24
tr. 20. Che bel sereno, che lume di stelle 1:40
UmbriaEnsemble, definita dalla critica la punta di diamante dell'attuale produzione cameristica italiana, è composta da solisti di chiara fama. Con una grande esperienza alle spalle, Lucilla Galeazzi è oggi la voce per antonomasia della musica popolare italiana
E' lavoro di misurata contaminazione tra colto e popolare, rispettoso e coraggioso tentativo di conciliare la ruvidezza dei villici e la la musica da camera, in un laboratorio paradossale, di grande efficacia, in controcanto, discanto e in sostituzione. E quale voce coinvolgere in un progetto simile se non la voce umbra più bella del presente? (...) Grande album Alberto Marchetti, Vinile
Un'operazione complessa, apparentabile solo in misura minima ai 'Folk Songs' di Berio, perché Arcangeli sceglie di mettere in comunicazione il ruspante suono contadinesco e l'aplomb degli strumenti classici senza snaturare le caratteristiche né dell'uno né dell'altro (...) Ed è questa la forza di un lavoro dove le componenti in gioco non sono semplici pedine di scambio per transazioni fredde e meccaniche Piercarlo Poggio, Blow Up
Un meta disco, verrebbe voglia di dire. Un disco che è se stesso, inteso come progetto compiuto che si ascolta di fila, inseguendo un filo logico ed emozionale, e al contempo un lavoro che scavalca la propria identità di oggetto sonoro, e diventa riflessione sul concetto di tradizione orale e su quello di composizione, sulle modalità peculiari espressive della voce contadina di un’Italia che non c’è quasi più, sui limiti e le possibilità che hanno strumenti usati in situazioni bachianamente “ben temperati” di trovare il dialogo con note che temperate e educate non sono Guido Festinese, Il giornale della musica
L’ambiente sonoro cameristico disegnato a misura dall’UmbriaEnsemble, il cui approccio spazia senza forzature tra respiro classico e sperimentazione, colto e popolare, sacro e profano, grottesco e tragico. A tenere insieme questi universi apparentemente inconciliabili ci sono il bagaglio esperienziale e la vocalità straordinaria di Lucilla Galeazzi, capace di dare corpo e verità ad ogni suono, ad ogni parola e ad ogni respiro Alessandro Hellmann, Mag Magazine
Tutto il disco è pervaso da un'atmosfera che evidenzia quanto la nostra terra sia ricca di storia ma anche di sostanza nel renderla sempre viva ed attuale Michele Manzotti, La Nazione
I viaggi etnomusicali e le ricerche condotte da maestri come Diego Carpitella e Tullio Seppilli hanno trovato un allievo innovativo e capace di raccogliere i loro insegnamenti in Piero G. Arcangeli. Il suo progetto (...) consegna una figura femminile emancipata e allo stesso tempo legata alla sua terra da cui ricavare il più vero e autentico magistero di vita Fabio Francione Il cittadino di Lodi
Il progetto si presenta come il risultato di un laboratorio “impossibile”, di un lavoro maturato dentro una pratica comune, dentro uno spazio non di mediazione ma di sperimentazione. E approfondisce - attraverso il dialogo tra gli interpreti e le espressioni musicali della tradizione orale umbra (canti devozionali, stornelli, ninna nanne e canzoni epico-liriche) - il ruolo della donna nel canto e nel contesto socio-culturale contadino. (...) E da qui l’esegesi del titolo del progetto: “la voja” è la voglia della donna di comparire, “mettersi in piazza, cantare e sfidare” e “la voglia di andare altrove” Daniele Cestellini, Blogfoolk
Un cd bellissimo e prezioso (...) un risultato di assoluta eccellenza Alberto Bazzurro, MusicaJazz
Una reazione alchemica cercata e voluta con intelligente ostinazione Guido Festinese, Alias-Il manifesto
Un cd affascinante, curato dallo studioso Piero G. Arcangeli, (...) con la donna al centro: l'italiana di ieri per la quale cantare era un modo di esprimersi, di vivere, di essere Andrea Pedrinelli, Avvenire
Fin dal titolo rimanda alla voce di una donna che "la voja de comparì" esibisce fino all'impudicizia e si fa timore e cura e senso della precarietà d'esistere. Oralità felicemente consegnata in questo caso alla voce di una grande interprete, di quelle che hanno imparato quello che sapevano e lo cantano come si fa un regalo. Agli straordinari musicisti dell'UmbriaEnsemble, Arcangeli ha invece consegnato una scrittura parziale, da tradurre insieme in sonorità d'intervalli, da reinventare in prove-laboratorio Rita Boini, Corriere dell'Umbria