Andrea Liberovici
Veneziacustica
Libro dei suoni 1
2022, € 15
Formato 14x19,5, pp. 80, con 24 acquerelli e, con QR Code, 24 brani musicali
In offerta con il 5% di sconto
Una raccolta di “cartoline acustiche” che, messe le une accanto alle altre, compongono un ritratto grandemente suggestivo di Venezia. Sono campielli e rive, gondole e vaporetti sintattici che squarciano la superficie oleografica di Venezia-icona e aprono la strada alla perlustrazione di Venezia-vita, Venezia-storia, Venezia-mondo: un’opera costruita sulla base di una suggestione maturata nel corso di una conversazione con Renzo Piano sulla natura armonica di una città costruita come una palafitta. Con scritti di Gianfranco Vinay e Lello Voce.
poiché Venezia è un violoncello astuto
palificato in legno e battipali
principio interno di cassa armonica
rinascenza dell’acqua e di foreste
L'introduzione di Andrea Liberovici
Renzo Piano: “il suono nelle calli di notte è un suono che solo a Venezia succede… non so perché, in fondo dovrebbe succedere anche a Genova perché ci sono i vicoli ma invece no“
Andrea Liberovici: “Adesso dico un’eresia: non può esser che accada perché Venezia è costruita su pali di legno?“
Renzo Piano: “no, no non è un’eresia… è il principio della casas armonica…“
RAI - Radio3 Suite
Recentemente ho avuto la fortuna di intrattenere un dialogo con Renzo Piano in occasione di una trasmissione radiofonica, che ho realizzato per Radio3, dedicata a Venezia e intitolata, non a caso, Venezia Acustica.
Il dialogo con l’architetto, sull’acustica veneziana, mi ha fatto tornare alla mente un gioco che facevo da ragazzino (sono cresciuto a Venezia e ci sono tornato a vivere recentemente). Il gioco conteneva sia un rischio che una rivelazione, perché consisteva nel camminare ad occhi chiusi per le calli veneziane. Il rischio era, ovviamente, quello di cadere in un canale ma la rivelazione, canale permettendo, era quella di ritrovare i suoni del mio apparente e personale silenzio. I suoni del respiro, del battito cardiaco se correvo, dei passi, della custodia traballante del mio violino, e ritrovarli non come “suoni solitari“ ma in relazione profonda, proprio come in una sorta di polifonia, con tutte le altre voci e suoni della città.
Perché Venezia, prima ancora d’essere una città consumata dallo sguardo, era ed è, a mio parere, un grandissimo strumento musicale. Muoversi al suo interno, forse grazie alle palafitte in legno che la sorreggono, è come muoversi nella pancia di un gigantesco violoncello. Proprio lì, vicinissimi a quella zona che, negli strumenti ad arco, viene chiamata anima in quanto generatrice delle vibrazioni acustiche dello strumento medesimo. E credo sia proprio il suono o materiale leggero, come lo chiama Renzo Piano, di questa città il segreto invisibile che modifica radicalmente la percezione del tempo.
Chiunque arrivi a Venezia dopo un viaggio sa che dovrà fare i conti, prima ancora che con la bellezza visibile, con un gigantesco jet-lag temporale prodotto dalle rifrazioni lente e dilatate dei suoni che, consapevole o meno, lo costringeranno per induzione a rallentare il proprio modo di camminare, di respirare, di osservare. Questa inusuale percezione del tempo, tipica dell’arte acustica, è quindi causa di un effetto tanto semplice quanto apparentemente irraggiungibile in questo periodo storico: risvegliare l’attitudine all’ascolto.
Scrivere cartoline acustiche
Riflettendo sul formato e sul dispositivo da utilizzare per trasformare queste riflessioni in musica e poesia, ho pensato a questo inizio di millennio non facile per le relazioni sociali e alle nuove forme digitali di corrispondenza breve, selfie… che hanno sostituito, un esempio fra i tanti, le cartoline con francobolli del millennio scorso. La cosa che mi ha colpito, in questa sostituzione, è che non c’è stata soltanto un’evoluzione tecnologica del mezzo ma anche della sua funzione. La funzione delle cartoline era quella di “corrispondere“, di farti sapere in modo sintetico, giusto per fare un esempio, che pur da lontano ti penso attraverso un consolidato abbinamento immagine/scrittura diametralmente opposto alla funzione del selfie che è quella di far conoscere, a un ipotetico “tutti“ (quindi nessuno?), l’immagine migliore del mio autoritratto.
Non penso più a come stai (senza di me?) o a comunicarti come sto (senza di te), anche perché non ho minimamente idea di chi tu sia, ma penso soltanto a come mi vedrai e, soprattutto, se mi vedrai. Il soggetto che, trasformandosi in oggetto, diventa sostanzialmente muto. Evoluzione o involuzione?
Libretto per suoni
“L’orecchio capta i suoni e li trasmette alla corteccia cerebrale, che è capace di produrre un’immagine mentale dell’oggetto sonoro“
Jeanne-Pierre Changeux - neurobiologo
Edoardo Sanguineti, con cui ho avuto la fortuna di collaborare come compositore per molti anni, aveva coniato per la mia musica una definizione a cui tengo molto: anarchia ben temperata. L’anarchia ben temperata di questi suoni veneziani, a cui mi sono ispirato e su cui ho lavorato musicalmente, mi ha portato a scrivere questa prima raccolta. Mi sono quindi ispirato al formato essenziale della cartolina di cartone novecentesca traducendola però in un formato intermedio e temporale attraverso la sostituzione della coppia novecentesca immagine-parole con la consolidata coppia suoni-poesie. Come un libretto d’opera, mi auguro che questo libretto per suoni possa far immaginare la musica per cui è stato scritto con un vantaggio: tutti conoscono i suoni di Venezia, sia chi l’ha frequentata sia chi l’ha immaginata. L’auspicio è che questa lettura possa essere un buon ascolto.
Una pagina con testo poetico, acquerello e QR Code al brano musicale
I 24 brani musicali
ACOUSTIC POSTCARDS VENICE
CHILDREN’S CORNER
FOG IN SAN MARCO
TALKING ABOUT DOGS
NIGHT BUTTERFLY
OUTSIDE FROM MUSIC CONSERVATORY
S(O)UNDAY MORNING
HIDDEN AND UNTITLED
'O SOL(E) MIO
SOPHIA’S LOOP
WISTERIA & PIANO (at 3 am)
DREAMING OF DROWNING A BELL
RIALTO FISH MARKET
EC(H)OLOGY
DUCKS IN THE CITY
OWDED SOLITUDE
SWEET OUTLAW PIGEONS
IMAGES IN EXILE
FOUNTAIN (BEFORE DUCHAMP)
TYPHOON UNDER THE ARCHES
GARDEN (AT 4.15 AM)
WOODEN SKELETON
AMBULANCE & TOURISTS IN THE WATER
HARMONICS & GONDOLA
PARKED GONDOLA
Figlio del compositore Sergio e della cantante Margot Galante Garrone, Andrea Liberovici, fondatore con Edoardo Sanguineti del teatrodelsuono, è autore e regista di numerose opere che, secondo Jean-Jacques Nattiez, “ci raccontano la tragedia dell’umanità postmoderna”.
Nel 2016, ha ricevuto il premio Le Maschere del Teatro Italiano, come Miglior Compositore Italiano.
80 pagine di poesie e acquerelli, pensieri e chine, ma soprattutto voci e melodie, silenzi e rumori. Una sfida che, da compositore transdisciplinare qual è, l'autore ha affrontato grazie al supporto della tecnologia: ad ogni poesia è infatti abbinato un codice QR che attiva la sensazione uditiva stimolata dalle immagini e dalle parole (...) Un libro da leggere con le orecchie Angela Pederiva, Il gazzettino
Dal mercato del pesce di Rialto alla nebbia in Piazza San Marco, fino al vociare degli strumenti musicali del Conservatorio con lo sciabordio notturno dell’acqua sugli scafi delle imbarcazioni: un ritratto di città Tommaso Miele, Il mattino di Padova
la natura trans-disciplinare delle sue opere, composte di elementi che contengono al loro interno altri elementi che mutano in un’altra opera ancora. In questo caso i suoni campionati, in una sorta di field recording poi manipolato elettronicamente, diventano parole e immagini, sino a dialogare con un quartetto d’archi Samantha Stella, Art Tribune
il tutto nasce da una memoria profonda (Liberovici è stato bambino e musicista precoce a Venezia, e ora lì è tornato a vivere) e da una memoria recente, una conversazione con Renzo Piano per Radiotre che ha scoperchiato un piccola rivelazione: Venezia, la città di laguna costruita su palafitte di legno, «suona» nelle sue calli perché è come un gigantesco, risonante, violoncello che accoglie chi ci vive dentro e si dà tempo per un ascoltare profondo che non è quello della fretta irrigimentata dei turisti. (...) Murray Schafer, dalle nuvole, sorride e apprezza Guido Festinese, Il Manifesto
Una raccolta svelta e preziosa da portarsi dietro, perché no?, in una prossima visita alla città lagunare, per meglio immedesimarsi, non da turista rapace, in quello che rimane un luogo sonoro per eccellenza Piercarlo Poggio, Blow Up
Questo piccolo ma prezioso libro ci racconta di questa magica e meravigliosa città attraverso brevi poesie, appunti di vita, acquerelli (non a caso) e soprattutto voci. La voce di Venezia ha infinite sfaccettature timbriche e melodiche, che Liberovici ci riporta attraverso un moderno stratagemma: ad ogni poesia è abbinato a fondo pagina un QR-code che ci permette di ascoltare gli autentici suoni di Venezia Valeria Bissacco, L'isola che non c'era
Liberovici believes not only that his beloved phonix will rise once more more but that its resurrection could inspire other struggling cities. "The cello" he continue "has a point called the anima (soul). It's where all the vibrations gather. If the anima is good, its play well. Venice is the anima of the world Rachele Spence, Financial Times