Brigida Civale e Gerardo Ferraioli, a cura di,
Madonna delle Galline
Istantanee dalla Festa
2018, € 10
Formato 16,5x23, 74 foto in b7n, immagini a colori, pp. 132
In offerta con il 5% di sconto
Un emozionante reportage fotografico sulla festa mariana per antonomasia della Campania realizzato con un’ampia selezione delle fotografie raccolte dall’Associazione Ambress Ampress con la manifestazione ‘Istantanee dalla festa” in dieci anni di attività: una ricostruzione dell’evento rituale, per così dire, dal basso perché realizzata con le fotografie scattate da devoti e appassionati nell’immediatezza della festa.
La festa in onore di Maria SS. Incoronata del Carmelo, detta delle Galline, si tiene a Pagani, in provincia di Salerno, dal venerdì dopo la Pasqua fino alla domenica della settimana successiva e il volume ne ricostruisce, con immagini di grande impatto emotivo, l’intero svolgimento, proponendosi anche come piccola guida per vivere al meglio questo evento senza riscontri nel panorama italiano. Il lettore verrà così catapultato all’esterno del Santuario in attesa dell’apertura del venerdì, tra i cortili del centro storico annebbiati dal fumo e dal profumo dei carciofi arrostititi, e nel corso della lunga e suggestiva processione della domenica in albis, allorquando il sacro simulacro della Vergine visiterà tutta la città, dalle nove del mattino sino al tramonto.
L'origine della festa risale al XVI secolo quando, secondo la tradizione, alcune galline raspolando ritrovarono, proprio dove oggi è situata la Chiesa, il quadro della Vergine Maria
La Festa
La Festa
La Festa in onore di Maria S.S. Incoronata del Carmelo, detta delle Galline, si celebra a Pagani dal venerdì seguente la Pasqua, sino alla domenica della settimana successiva e si colloca nel circuito delle feste popolari Mariane della Campania.
Il cuore della Festa prende corpo tra il venerdì e la domenica in albis.
La tradizione universalmente accettata, riferisce che nel XVI secolo, nell'ottava di Pasqua, alcune galline "raspolando secondo il loro costume", ritrovarono, proprio dove oggi è situata la chiesa, il quadro della Vergine. Fermo restando il ricordo di tale rinvenimento, le fonti ci raccontano, inoltre, del ruolo di primo piano di tale animale che, ancora oggi, rappresenta l'offerta privilegiata alla Vergine.
La tradizione, peraltro, racconta di episodi di galline promesse, ma non donate alla Madonna, le quali spontaneamente si dirigono verso la chiesa.
Il quadro fu dapprima posto all'interno della preesistente cappella detta dell'Annunziatella e/o "Spogliaturo", dove stette fintanto che, a seguito dei prodigi e delle grazie che dispensò - databili a partire dal 1609 - si rese necessario l'ampliamento della Chiesa, terminato intorno al 1626.
Nelle fonti, la denominazione Madonna delle Galline, compare solo tra la fine della prima metà e l'inizio della seconda metà del 1700.
Quella stessa tavoletta "larga due in tre palmi", sulla quale venne, poi, collocata la tela che raffigura la Vergine, ritratta per come compariva su quella, è oggi posta sull'altare maggiore.
Si colloca nella seconda metà del 1700 la realizzazione della statua lignea della Madonna che viene condotta in processione.
La Chiesa, eletta a Santuario Mariano nel 1954, retta dall'Arciconfraternita omonima, si trova a Pagani, in piazza B. D'Arezzo.
Venerdì
Chiuso dopo la domenica di Pasqua, per consentirne l’allestimento e la vestizione del sacro simulacro da parte delle suore carmelitane, il Santuario riapre alle ore 18:00 del venerdì in albis.
Una folla enorme si accalca per arrivare al cospetto della Vergine. E’ emozionante vedere come la piazza, già a partire dalle 15.00, va riempiendosi di devoti: uomini, donne, bambini, giovani e meno giovani, tutti presenti per non mancare all’annuale appuntamento, tutti affascinati dal mistero del rito di apertura.
Frattanto, sono già iniziati i canti popolari, le tammurriate, in onore alla Madonna, che faranno da sottofondo alla Festa.
Giunta l’ora, dopo il solenne canto "a fronna", il suono martellante delle campane annunzia che l'attesa è finita; i colombi bianchi spiccano il volo verso le altezze del cielo, dando ufficialmente inizio alla Festa.
Le porte della chiesa si spalancano, le campane rintoccano a gloria, la banda suona a festa, nel cielo esplodono i fuochi d’artificio, la gente inonda il Santuario tutto illuminato.
La statua della Madonna appare sul ricchissimo trono artisticamente addobbato,verso il quale I fedeli si dirigono cantando e pregando.
Sabato
La città, apparentemente calma, in realtà, è in fermento.
Nei cortili del centro storico e nei rioni, fervono i preparativi per completare le “cappelle", da ultimo denominate "toselli", che verranno svelate solo al passaggio della Madonna, nel corso della processione.
Tali allestimenti, nascono dalla più antica tradizione di addobbare le edicole votive con fiori, drappi e tessuti pregiati nei giorni di festa.
Le massaie, come da tradizione, sono alle prese con i tagliolini - da preparare rigorosamente a mano - con il ragù e con i carciofi cotti alla brace, arrostiti.
Si preparano, intanto, i coriandoli da lanciare al passaggio della processione, ricavati, tra l'altro, dagli involucri delle uova di Pasqua, finemente ritagliati.
Domenica
Alle ore 9.00 inizia la processione che terminerà non prima del tramonto e comunque in serata.
All’uscita dal Santuario, i colombi offerti si posano sulla Madonna, tra i suoi fulvi capelli e sul Bambino Gesù, portato in braccio dalla stessa.
I colombi, come per incanto, non abbandoneranno più la statua e non si lasceranno impaurire dai fragorosi petardi preparati e fatti esplodere “in batteria”, per omaggiare il passaggio della Vergine.
La Madonna procede, attorniata dai confratelli, con a capo il priore.
Il popolo in tripudio, fa ala al singolare corteo, aperto dalla banda musicale.
Dai balconi adorni di drappi, si lanciano fiori e ritagli di carta che creano eccezionali riverberi nel cielo annebbiato dal fumo e dal profumo dei carciofi arrostiti.
La parte iniziale della lunga processione si svolge nel centro storico.
Si segnalano, tra gli altri, i tratti di viale Trieste e traversa Campitelli, raggiunti poco dopo le 9:00.
La processione giunge, quindi, a cortile Califano noto per aver dato i natali al compianto attore e cantante, Francesco Tiano - al quale si deve la "riscoperta" della Festa - e per ospitare il più antico tosello.
Ci si dirige, quindi, verso la zona rurale, a mattina inoltrata.
Lungo il tragitto, la Madonna riceve in dono, oltre ai volatili, prodotti della terra e della panificazione tipica locale ed anche offerte in danaro.
I volatili donati, però, potranno rientrare in possesso dei loro proprietari pagando il cosiddetto “riscatto”, a processione ultimata.
La processione fa, poi, ritorno verso il centro città nel primo pomeriggio, passando per i popolosi quartieri di via Striano e via Marrazzo.
Si dirige, successivamente, verso la parte nuova delle città, passando attraverso il popoloso rione delle "palazzine".
I tammorrari, provenienti da ogni parte della Campania, intanto, sin dal primo pomeriggio, si esibiscono in canti e danze presso la villa comunale, di corso Ettore Padovano.
In serata, dopo aver completato il suo lungo percorso, tornando ancora nel centro storico, la processione giunge nella piazza dedicata al Patrono, S. Alfonso Maria de' Liguori. Qui si ripete il rituale istituito dal Santo, Dottore della Chiesa, le cui spoglie sono conservate in città.
Il superiore dei Redentoristi, insieme ad altri membri della sua comunità, dona alla Madonna una coppia di galline ornate di fiocchi e con una medaglietta con l’effigie del Santo. Come ringraziamento dei doni ricevuti, i confratelli offrono loro due colombi presi dalla statua.
Parte, quindi, l’ultimo tratto della processione, quello solenne, che ricondurrà la Madonna al Santuario.
Il rientro è quanto di più suggestivo si possa immaginare; la statua deve farsi spazio tra la folla immensa che applaude, prega e accompagna la Vergine verso la sua dimora, nella quale resterà esposta alla venerazione dei fedeli per altri sette giorni.
Lunedì
Calata la sera, continuano i festeggiamenti più propriamente popolari.
La notte di veglia passerà tra balli e canti.
All'alba ci si ritrova a cortile Califano, dove inizia il rito finale della Festa, introdotto ex novo da Francesco Tiano.
Qui parte una nuova "processione", cadenzata dall'incessante suono binario dei tamburi, che percorrerà il centro storico, sino al Santuario.
La medesima "fronna" eseguita il venerdì viene ripetuta, e dopo i sette colpi alle porte del Santuario, questo viene riaperto.
I tammorrari si portano verso la statua della Vergine e depongono ai suoi piedi i loro strumenti e, consacrandosi a Lei, recitano “La preghiera del tammorraro” e "La Madre delle Madri", scritte proprio dal Tiano.
Dopodiché, abbandonano il Santuario cantando “Madonna della Grazia”, senza mai volgere le spalle alla Madonna.
Mamma r' é' Galline mia, miettec' a mana toia!
Fotogallery
Laureata in economia e commercio ed in economia e gestione dei servizi turistici, Brigida Civale si occupa di organizzazione di eventi ed è tra le fondatrici dell'associazione Ambress Ampress.
Gerardo Ferraioli, avvocato,si occupa di diritto del lavoro e sindacale e con l'associazione culturale Ambress' Ampress promuove iniziative e manifestazioni culturali sulle tradizioni della Campania.