Sergio Staino
Sul fosco fin del secolo morente
Disegni e amori d'anarchie
2021, € 45
Edizione numerata in 300 copie di una cartellina, f.to 22,5x31, con 20 tavole su cartoncino Modigliani gr. 300
Con lo sconto del 5%
L’antefatto è la pubblicazione di Storie e amori d’anarchia di Sergio Secondiano Sacchi, il quarto volume della collana “I libri del Club Tenco”, che ripercorre in 21 canzoni gli avvenimenti che hanno alimentato quell’idea di libertà e rivolta passata alla storia come anarchia, con i disegni di Sergio Staino, molto apprezzati malgrado il tratto brusco e immediato che – è stato detto- sembrava indicare la forza urticante di un ideale refrattario ad ogni raffigurazione definita. Agli occhi di Adriano Sofri, più addentro alla produzione dell’artista fiorentino, quelle “pagine disegnate in modo del tutto inedito, con le figure rarefatte all’estremo e con i contorni appena abbozzati”, sembravano indicare l’avvio di una terza fase nella sua produzione per cui si ripromette di chiamarlo per complimentarsi con lui per essersi “liberato di ogni residuo di convenzione, di aver raggiunto davvero l’anarchia creativa”. Salvo apprendere, sentendolo al telefono, che in realtà quei disegni erano solo gli schizzi dei suoi disegni, inviati all’editore solo per prova: insomma un bel casino.
Da qui la decisione di pubblicare i disegni di Staino nella loro versione definitiva, in un’elegante cartellina con 20 tavole su cartoncino, formato 22,5x31 cm, e con due disegni originali non contenuti nel volume di Sacchi. Un’edizione che, pensata a mo’ di correzione e risarcimento di quanto accaduto, si è rivelata invece un’insperata occasione di gettare uno sguardo sulla bottega di un autore che, con gravi problemi di vista, è obbligato, per la specificità e l’oggetto stesso della sua opera, a lavorare attorno a forme, figure, volumi e colori, insomma tutto quanto si offre normalmente alla vista.
Modalità e condizioni di lavoro che è lo stesso Staino a riassumere nell’introduzione, spiegando che quelli pubblicati nel volume di Sacchi sono “schizzi fatti con la matita elettronica sullo schermo touch di un computer”, a riprova di come la degenerazione retinica gli sia capitata in un’epoca in cui la tecnologia offre enormi aiuti a chi si ritrova nelle sue condizioni, a differenza di quanto è capitato invece ad altri disegnatori in passato e, in particolare, a un autore assunto come emblematico punto di riferimento, maestro d’arte e fratello di sventura, Honoré Daumier, che, agli inizi dell’Ottocento, è stato colpito dalla sua stessa malattia. E guardando le opere di Daumier si possono cogliere bene le conseguenze della malattia perché dal segno incredibilmente preciso e cavilloso dei primi disegni si passa ad opere in cui tutto il disegno si frammenta senza perdere la sua forza, dovendosi il cervello sostituire a un occhio che va spegnendosi. Conseguenze che, nel caso di Staino, sono fortemente attenuate per l’appunto dalle infinite possibilità offerte dalla tecnologia e dall’incredibile precisione che consente il disegno digitale.
A Daumier, in realtà, Staino ha inteso richiamarsi anche da un punto di vista artistico perché, nel rimettere mano agli schizzi iniziali, ha cercato di evocare il più possibile la forza e il fascino delle acqueforti e litografie con cui quel grandissimo disegnatore ha raccontato le tragedie e gli eroismi delle classi popolari: un tratto stilistico che ben si presta a raccontare anche le speranze e gli aneliti di quelle stesse classi popolari, condensate nel canto di Luigi Molinari, là su quell’orizzonte cupo e desolato dove urlano l’odio, la fame e il dolore…
E dal confronto tra gli schizzi pubblicati nel volume di Sergio Secondiano Sacchi, che hanno comunque una grande forza espressiva, e le tavole raccolte in questa nuova pubblicazione si può vedere come l’autore parta da un’idea appena abbozzata per arrivare poi al disegno finale.
Dall'introduzione di Sergio Staino
I venti disegni contenuti in questa cartella nascono come proseguimento di un lavoro iniziato per il libro “Storie e amori d’anarchie” di Sergio Secondiano Sacchi, pubblicato sempre da Squilibri. Proseguimento perché le prime intuizioni e le prime bozze veloci e nervose di queste illustrazioni sono pubblicate all’interno del suddetto volume e seguono lo scorrere dei versi dello stupendo canto di Luigi Molinari “Inno della rivolta”. Coloro che già hanno il libro possono confrontarle fra loro per provare l’emozione di vedere come si parta da un’idea ancora abbastanza approssimata per arrivare al disegno finale.
Se vogliamo dare un significato all’emotività intrinseca di un segno, probabilmente gli schizzi pubblicati nel libro possono essere didatticamente più utili. Sono proprio schizzi fatti con la matita elettronica sullo schermo touch di un computer. Questo perché, come molti di voi sapranno, da anni soffro di una perdita progressiva della vista arrivando oggi a una situazione per cui intuisco solo vagamente alcune parti del disegno, costringendo il cervello a sostituirsi agli occhi e ricostruire idealmente quel che ho disegnato.
Se vogliamo vedere le cose da un punto di vista un po’ più roseo, nella disgrazia però sono stato molto fortunato: questa maledetta degenerazione retinica mi ha beccato in un’epoca e in un mondo in cui la tecnologia poteva darmi immensi aiuti, al contrario di quel che è capitato alle generazioni a me precedenti. In questa chiamiamola disgrazia sono stato fratello ad un grandissimo disegnatore, probabilmente l’ispiratore più importante dei miei disegni, un signore francese che si chiamava Honoré Daumier. Anche lui ha avuto la mia stessa malattia però agli inizi dell’Ottocento, quando c’era assai poco da fare sia per curarla sia per contenerla con ausili tecnologici. Immagino che avrà sofferto molto. Se voi guardate i suoi lavori noterete come partendo da un segno incredibilmente preciso e cavilloso, capace di far individuare le più piccole goccioline di sudore nei volti dei suoi rappresentati, si passi scorrendo il tempo, alle ultime opere in cui tutto il disegno si scompone, si spezzetta, si frammenta senza ovviamente perdere la sua forza, un disegno fatto con un cervello e una mano ormai ben esperti ma in cui l’occhio non lavorava più come prima. E’ proprio quello che capita anche a me.
Quelli che chiamo “i miei vantaggi” oggi sono molti. Innanzitutto lo schermo digitale: ne esistono di varie misure e alcuni davvero molto grandi, con una luminosità e una definizione di grande qualità. Con un piccolo gesto della mano si possono ingrandire enormemente i disegni tracciati sullo schermo, si possono cancellare e correggere in un attimo mantenendo, questo sì che sembra incredibile, una parte della freschezza di un segno fatto fino a poco tempo fa con la matita o con la penna a china. Certo che disegnando con la matita o la penna su un foglio di carta, magari ruvido, il segno registra una qualche fatica in più e, inoltre, una qualche parte di casualità ma è incredibile come nel mondo digitale il segno di un artista abituato al suo lavoro mantenga comunque una sua personalità, anche se fatto con una penna digitale tarata al millesimo di millimetro nel rispondere all’inclinazione, alla velocità e alla pressione. Ecco, gli schizzi che vedete pubblicati sul libro hanno tutte queste caratteristiche e quindi, anche se in parte non completati, possono in larga misura esprimere emozioni, magari intuite inconsciamente.
Finito il libro però mi è venuta una gran voglia di proseguire sul terreno del ricordo e dell’omaggio a questo grande maestro del passato e, ripartendo dagli schizzi, ho cercato di evocare ancor più quelle affascinanti acqueforti e litografie con cui Daumier e i tanti suoi epigoni hanno raccontato le tragedie e gli eroismi delle classi popolari. Allora ho operato così: ho disegnato l’intera scena al tratto sullo schermo del computer, poi l’ho inviata via email a mio figlio Michele perché riguardasse certe cose, soprattutto le proporzioni o qualche segno uscito in modo particolarmente maldestro. In seguito ho fatto stampare digitalmente il disegno su della carta da acquerello. Ritornato in studio mi sono messo con una penna stilografica a china a completare i disegni sottolineando volumi, ombre e intensità di tratteggi dell’immagine rappresentata. Alla fine l’intervento molto libero e impreciso del colore ad acquerello.
Non so a voi ma a me piacciono molto ed è per questo che ho pensato che sarebbe stato un peccato non pubblicarli. Da qui l’idea, condivisa con l’editore, di produrre questa cartella.
Sei tavole di Sergio Staino
Disegnatore, scrittore, regista, operatore culturale e vignettista “storico” de l’Unità, di cui è stato anche direttore, Sergio Staino collabora tuttora con alcuni dei più importanti quotidiani e periodici italiani. Per Squilibri ha pubblicato, con Sergio Secondiano Sacchi e Steven Forti, Vent'anni di Sessantotto. Gli avvenimenti e le canzoni che raccontano un'epoca